Caccia ai complici di Bossini
Sindacalista in manette, indagini sui movimenti bancari
TRENTO. Dopo l'arresto del sindacalista della Fit Cisl Giovanni Bossini, adesso l'inchiesta dei carabinieri parte alla caccia di eventuali complici e di altri episodi simili. Gli inquirenti, coordinati dal pubblico ministero Davide Ognibene, acquisiranno i movimenti bancari di Bossini cercando di verificare se vi siano versamenti sui suoi conti corrente che possano far pensare a pagamenti in contanti da parte di altri imprenditori. Si cerca anche di capire se Bossini avesse dei complici o, comunque, delle persone con cui spartiva le somme che si faceva consegnare. In uno sms inviato all'imprenditore di origini calabresi che aveva preso di mira, lui stesso accennava ad altre persone che aspettavano il pagamento. Gli inquirenti intendono verificare se queste altre persone esistono davvero. Proprio questo particolare farebbe pensare al fatto che Bossini possa essere parte di un sistema più ampio, con più di un imprenditore taglieggiato. Su questo punto, però, i carabinieri ci vogliono andare con i piedi di piombo. Vogliono capire se il sindacalista della Fit Cisl avesse complici.
Anche per questo motivo gli inquirenti fanno un appello a eventuali altri imprenditori che abbiano subito richieste di denaro da parte di Bossini o di altre persone. L'arresto del sindacalista, del resto, ha già gettato nello sconcerto la Cisl, ma anche gli altri sindacati.
Bossini aveva in dosso gli hanno trovato le tre banconote da 500 euro che gli aveva appena consegnato un imprenditore. L'incontro fra Bossini e l'imprenditore (che è di origini calabresi da ma anni lavora a Trento) è della fine maggio. L'imprenditore aveva vinto un appalto e fatto nuove assunzioni, Bossini chiedeva un incontro per discutere di aspetti sindacali. Questo però non avviene. La vittima dell'estorsione racconta ai carabinieri che Bossini parte in quarta. Gli avrebbe detto che se voleva campare in tranquillità si potevano mettere d'accordo. Alla richiesta di «chiarimenti» la risposta è stata immediata. Facendo un calcolo matematico in base ai circa 90 operai, Bossini avrebbe chiesto 400 euro al mese. Se l'imprenditore non avesse pagato, il sindacalista gli avrebbe creato problemi con vertenze sindacali. Una minaccia esplicita. L'imprenditore ha cercato di prendere tempo ma l'altro lo avrebbe contattato più volte come dimostra la lista delle chiamate al cellulare e gli sms. Fino all'inizio di novembre quando ci sarebbe stato un incontro con il pagamento di 500 euro. Il sindacalista poi ha insistito e in uno sms avrebbe paventato anche la possibilità che dietro di lui ci fossero altre persone. L'insistenza del sindacalista avrebbe così spinto l'imprenditore a rivolgersi ai carabinieri. Così è scattata la trappola.
Bossini si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande. Adesso si trova in carcere a Trento e ha nominato come avvocato Giovanni Rambaldi. Adesso si attendono gli sviluppi dell'inchiesta, con l'analisi dei movimenti bancari e dei tabulati telefonici.