C’è la crisi, ad Arco torna la «tassa» sulla carta d’identità

Il diritto fisso (3 euro) era stato soppresso nel 1998. La giunta: «Copriamo le spese vive». Ravagni protesta


di Gianluca Marcolini


ARCO. La crisi economica ha cambiato il nostro modo di vivere, le relazioni sociali e anche il sistema di gestione della cosa pubblica. Fino a qualche anno fa ci si poteva permettere il lusso di tenere allentati i cordoni della borsa e di affrontare ogni spesa con maggiore serenità e anche un pizzico di spensieratezza. Oggi non è più possibile e anche la più piccola delle uscite va soppesata e valutata.

Ecco perché l'amministrazione comunale arcense ha deciso di ripristinare un'imposta che era stata soppressa nel 1998: quella dei diritti per l'ottenimento o il rinnovo della carta d'identità. L'importo in questione è esiguo ma il gesto è altamente significativo perché dà il senso dei tempi che stanno cambiando alla velocità della luce per mano della crisi. La giunta municipale arcense è impegnata in una ferrea rivisitazione della spesa pubblica: l'obiettivo è riuscire a raggranellare le risorse che mancano all'appello (la Provincia ha chiuso i rubinetti) con un riordino quasi al centesimo dei conti. L'operazione ha portato a risultati soddisfacenti, come ha sottolineato l'assessore Tomaso Ricci durante la discussione in consiglio comunale per l'approvazione del bilancio 2013.

Va letto in quest'ottica la decisione di reintrodurre il diritto fisso per il rilascio o il rinnovo delle carte d'identità calcolato dalla stessa giunta e dagli uffici nella misura di 2,74 euro che andrà ad aggiungersi al diritto di segreteria di 0,26 euro attualmente in vigore. Ecco che farsi rilasciare la carta d'identità dall'ufficio Anagrafe del comune di Arco costerà d'ora in avanti 3 euro. Il rincaro scatterà a partire dall'1 gennaio. La scelta della giunta arcense è dettata dal fatto che il rilascio delle carte di identità comporta dei costi in termini di impiego del personale e di spese vive (il costo della busta trasparente, del cartellino prestampato e delle etichette adesive).

«Ad oggi, alla luce anche della difficile situazione della finanza pubblica – spiegano sindaco e assessori – si ritiene congruo reintrodurre il diritto fisso in oggetto in misura almeno sufficiente a coprire le spese vive. La somma stabilita non è certo eccessiva se si considera che normalmente un cittadino si trova a dover rinnovare la carta di identità ogni 10 anni». Una decisione, vale la pena ricordare, che ha trovato la contrarietà del consigliere di opposizione Andrea Ravagni il quale aveva proposto, durante la discussione sul bilancio di previsione, di escludere dalla novità burocratica i cittadini con oltre 65 anni di età e i minorenni.

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