grandi opere

Bypass ferroviario, pronti alle demolizioni. «E l’elenco si allunga»

La voce dei comitati contrari all’opera: «Ci sentiamo abbandonati da chi ci governa»


Andrea Tomasi


TRENTO. Ecco gli edifici che andranno giù, abbattuti, demoliti, per fare spazio al mega cantiere, al Bypass targato Rete ferroviaria italiana (Rfi).

Siamo andati in via Brennero con i cittadini che si oppongono all’opera per fare la “fotografia” dell’oggi, per mostrare quali case e quali negozi o uffici sono condannati a morte.

Il cantiere del bypass ferroviario dovrebbe essere aperto in marzo. La prima parte della galleria dovrebbe attraversare via Brennero e infilarsi nella collina (via Pietrastretta). Gli edifici da abbattere (case e spazi di attività commerciale) dovrebbero essere 11 (40 unità abitative). Il condizionale è d’obbligo perché in questa faccenda di certo c’è solo la somma messa a bilancio in quanto coperta dal Pnrr: 975.000. Sicuro al 100 per cento non è neanche il costo dell’opera: un miliardo e 200 milioni. La cifra potrebbe aumentare. Dipende dagli intoppi tecnici, il nodo più difficile da sciogliere è quello delle aree ex Sloi ed ex Carbochimica a Trento Nord, nel cui sottosuolo si trovano sostanze tossiche, tra cui il micidiale piombo tetraetile.

Tra gli edifici da abbattere c’è anche un autosalone, gli uffici Aci e le due “casette” che stanno di fronte, oggi in uso da un’autoscuola ma sempre di proprietà dell’Automobile club italiano. «Ci sono tanti appartamenti, tanta gente arrabbiata, residenti e commercianti che vedranno demolite la proprie vite, la propria storia. Oggi parliamo di 11 edifici destinati ad essere tirati giù ma l’elenco è destinato ad allungarsi. Questi di Rfi vanno avanti per lotti finanziari, un po’ alla volta: un po’ alla volta trovano accordi, ti mettono nella condizione di dire di sì e vanno avanti. Un po’ alla volta. Ci sono già altri edifici “attenzionati”. Chi oggi pensa di essere salvo, che la cosa non lo riguardi si sbaglia. Altri edifici, oltre agli 11 di cui sappiamo, verranno demoliti. Vedrete». A parlare è Michela Bonafini, a capo del comitato “Cittadini di via Brennero”, professionista in uno studio da commercialista. Politicamente è collocabile nel centrosinistra (è nel mondo Upt). Non è una anarco-insurrezionalista, non è una “pericolosa comunista” e non è una fascista ma è arrabbiata, tanto, con la giunta comunale guidata dal sindaco Franco Ianeselli. «Ma grosse responsabilità ce le ha il suo predecessore Alessandro Andreatta. A noi, cittadini, residenti nell’area dove ci sarà uno degli interventi più impattanti, le cose le hanno spiegate tardi. Maledetto bypass».

Lo chiama «l’opera delle verità non dette»: la circonvallazione ferroviaria - che in realtà circonvallazione non è - perché il progetto di Rfi, avallato da Provincia autonoma e Comune di Trento, taglia longitudinalmente il capoluogo (da nord a sud 14 chilometri di tracciato ferroviario, di cui 12 in galleria ) - è una spina nel fianco della politica. Lo è adesso che il cantiere non è stato ancora aperto e lo sarà anche dopo. Bonafini racconta che all'inizio, nel 2019, non si era colta la portata dell’operazione. Ricorda che nell’ottobre 2021 era stata rassicurata da Ezio Facchin, assessore comunale alla mobilità e alla transizione ecologica, con un passato da dirigente di Rfi: «Lo incontrai. Mi disse che l’ufficio dove lavoro sarebbe stato ricostruito lì vicino. Il messaggio era: “Come amministrazione vi accompagneremo”. Sono uscita con la speranza nel cuore. Poi nel dicembre 2021 c’è stato il primo dibattito pubblico e ho capito di che opera si stava parlando e ho capito che siamo stati traditi».

E Facchin? «Sparito e sparita la sua promessa». Ne ha per l’assessore Facchin e ne ha per il sindaco: «Ianeselli dovrebbe imparare a fare il sindaco: dovrebbe lottare per la propria città, difendere l'ambiente e la salute pubblica». Bonafini srotola le bandiere gialle con la scritta “RESIStrenTO”. «Se questi sono i metodi della politica trentina non ne esce nulla di buono. Io voglio progetti ben fatti. I treni merci dovrebbe viaggiare fuori dai centri abitati. Il bypass si poteva fare in destra Adige ma, come dice Alex Marini (consigliere provinciale 5 Stelle) è solo una questione di grana. Siamo contrari a questo tracciato che impatta per tre km, che si trova a 250 metri dalla Torre d’Augusto e che coinvolge quarantamila persone. Questo cantiere lo fermiamo».













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