Botte alla moglie, figlie lasciate senza cibo: arrestato
In manette un marocchino di 51 anni per maltrattamenti in famiglia. Contro di lui anche l’accusa di violenza sessuale: tornava a casa ubriaco o dopo aver perso i suoi soldi alle slot machine
TRENTO. Maltrattata, picchiata, violentata. E quando il vizio del gioco e quello della bottiglie azzeravano i risparmi, lei e le due bimbe piccole erano costrette a stare in casa, senza acqua calde, senza gas per riscaldare il cibo. Quando c’era. Una situazione difficilissima quella descritta da una donna di 30 anni agli investigatori della squadra mobile. Che dopo aver verificato le sue denunce hanno arrestato il marito (un 51enne marocchino) con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale.
Ora la donna e le due bambine, tanto piccole che non vanno ancora a scuola, hanno trovato rifugio in una struttura protetta mentre lui si trova in carcere a Spini in forza di un’ordinanza di custodia cautelare richiesta dal sostituto procuratore Pasquale Profiti e firmata dal giudice Claudia Miori.
Quando la trentenne si è presentata, circa un mese fa, negli uffici della polizia, non era la prima volta che denunciava il marito. Lo aveva fatto una prima volta nel 2009 con le stesse accuse, ma poi aveva ritirato la querela forse nella speranza che l’atteggiamento vessatorio, sia a livello fisico che psicologico, e le violenze sessuali, sarebbero finite. Ma, in base a quanto lei ha raccontato e ai referti medici che sono stati acquisiti, la speranza è stata disattesa.
Una situazione difficilissima che proseguiva da anni e che aveva come vittime sia la donna che le due bambine. Per la prima c’erano anche gli schiaffi e i pugni che sarebbero stati inferti al minimo pretesto. Lei evidenziava come in casa non ci fosse nulla da mangiare? E lui come risposta l’avrebbe colpita. Il tutto con una frequenza tale da fare ritenere che per l’uomo questi comportamenti così prevaricatori e violenti fossero «normali».
E poi ci sarebbero stati i maltrattamenti nei confronti delle due figliolette. Contro le piccole non sarebbero stati riscontrati degli episodi violenti, ma l’atteggiamento del padre le avrebbe costrette a vivere in un a condizione di privazioni.
A quanto pare l’uomo - che si barcamena con lavori saltuari - avrebbe avuto il vizio del gioco e del bere. E in questi due vizi sarebbero finiti gran parte dei soldi guadagnati. Questo significava che la famiglia a volte, con una certa frequenza, purtroppo, si sarebbe trovata con le utenze del gas e dell’elettricità bloccate per morosità. Di conseguenza le piccole e la madre erano costrette al freddo e al buio.
Una situazione di estremo disagio per le piccole ma anche per la donna che sarebbe stata il bersaglio degli sfoghi d’ira dell’uomo e vittima di ripetute violenze sessuali.