Bottamedi-Kaswalder l’ennesimo strappo Pd e Upt: «Ora basta»

I due dissidenti del Patt ieri all’attacco di Rossi in aula Manica scrive al governatore: «Subito un chiarimento»


di Chiara Bert


TRENTO. La corda si è rotta: dopo gli emendamenti anti-giunta firmati con Bezzi, i casi omofobia, Marie Curie, segretari comunali, Consulta, il duo Kaswalder-Bottamedi - e i loro voti ormai sistematicamente in dissenso dalla maggioranza - smette di essere un problema del Patt e diventa un caso per la coalizione. L’ultimo strappo ieri, su un tema scivoloso per la giunta e il centrosinistra autonomista, la mozione Degasperi-Fugatti che chiedeva una commissione d’indagine sulle consulenze d’oro della Provincia alla Deloitte, oggetto di inchiesta della magistratura.

Di fronte alle opposizioni che chiedevano trasparenza, la maggioranza si è schierata per il no alla commissione. Tutti tranne Kaswalder e Bottamedi. Il primo, che è anche presidente del Patt, ha detto di essere rimasto sbalordito dagli operatori della Deloitte che non sapevano neanche dove fossero quando erano stati incaricati di lavorare in Trentino: «Se do a qualcuno un incarico che supera i 10 milioni, poi voglio sapere quali risultati produce». Il consigliere si è anche lamentato della reazione avuta mercoledì in aula dal governatore in seguito al voto di astensione, suo e di Bottamedi, sul ddl Fugatti per dare più punteggi ai trentini nell’assegnazione delle case Itea. Rossi, accortosi del dissenso dei due, aveva reagito con parole rabbiose, udite da tutto il consiglio.

Dopo Kaswalder, è stata la volta di Manuela Bottamedi: «Era una richiesta fortemente autonomista, la reazione di Rossi è stata grave e svilente non solo verso me e Kaswalder, ma verso il Trentino. Qui siamo nel tempio dell’autonomia, non al bar». E sul caso Deloitte è andata all’attacco: «Ci sono forti opacità e poca chiarezza, la Provincia non deve aver paura della commissione d’indagine e di pretendere trasparenza». E sul ruolo di consigliere: «Per me il primo valore è il bene dei trentini, poi viene la coalizione. Quando manca il dibattito interno mi sento ancora più libera di esprimermi in aula». Assente il governatore, l’imbarazzo è calato ancora una volta sui banchi del Patt, ma anche del resto della maggioranza. Durissimo il capogruppo Lorenzo Baratter: «Questo comportamento è all’attenzione del Patt da tempo, a questo punto se la loro linea è questa, la portino al congresso e la facciano valere. Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità anche rispetto alla squadra di maggioranza».

E dagli alleati ieri è arrivato un altolà. Lo ha fatto il capogruppo del Pd Alessio Manica con una mail al presidente Rossi condivisa anche dall’Upt in cui chiede un immediato «chiarimento» sull’atteggiamento di Bottamedi e Kaswalder. «La maggioranza - spiega a margine del consiglio - ha diritto di sapere su quali forze può contare, quello di oggi era un passaggio delicato e c’è disagio. Scelga il presidente il modo, ma così non può continuare». Ieri sera il Patt ha riunito giunta e consiglio per deliberare le operazioni congressuali. Nel gruppo consiliare molti hanno fatto notare che è passato un mese dal richiamo a Bottamedi a rispettare la disciplina di partito e a versare la quota di indennità, senza alcun riscontro. «Ormai sono un gruppo a sè, la situazione non è più tollerabile», commenta un colonnello del partito. A due settimane dal congresso del Patt, per Rossi e Panizza il problema non può essere rimandato. E c’è chi scommette che a questo punto non ci siano più margini per una mediazione del governatore per una soluzione unitaria.

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