«Borgo Chiese? Falso problema»

Il sindaco di Cimego, Bertini, interviene sulle critiche al nome del nuovo comune: «Possibile cambiare»


di Stefano Marini


CIMEGO. La fusione fra Condino, Cimego, Brione e Castel Condino, in vista del referendum del 14 dicembre fa discutere, soprattutto per la scelta del nome “Borgo Chiese”. Ne parliamo con il sindaco di Cimego, Carlo Bertini.

Partiamo dalla contestata scelta del nome. Perché non andare a chiedere un parere ai cittadini?

Il nome è stato purtroppo scelto in fretta dati i tempi stretti nei quali ci troviamo. Alla Provincia serviva un'indicazione e noi l'abbiamo data. L'indicazione è caduta su "Chiese" per dare una indicazione geografica precisa mentre il termine "Borgo" risponde a ragioni fonetiche. Per me quello del nome è un falso problema: se passa il referendum i cittadini potranno comunque chiedere di cambiarlo in seguito, ma in questa fase mi interessano questioni più sostanziali

Cioè?

L'unione delle 4 comunità oggi è indispensabile. Il processo di razionalizzazione avviato non lascia spazio a scelte diverse dalle unioni. Le penalizzazioni per i comuni sotto i 2000 abitanti dal 2014 hanno cominciato a diventare importanti, a fronte di premi per chi decide di unirsi. Per un Comune come Borgo Chiese dalla Provincia arriverebbero 250 mila euro ogni anno per 5 anni e poi cifre a scalare fino ad esaurimento dopo 20 anni. E sarebbero soldi spendibili sulla spesa corrente, cosa che non si può fare ad esempio con i sovracanoni del BIM. Inoltre per i primi 3 anni per chi si unisce non ci saranno tagli sul fondo perequativo. Se invece non ci si unisce i tagli saranno dolorosi. Infine c'è da considerare che chi non si fonde avrà comunque l'obbligo delle gestioni associate. Con la fusione risolveremmo i problemi e coglieremmo le opportunità, insomma. Con i tagli che stanno facendo chi non si fonde presto non potrà stare in piedi e verrà costretto ad unirsi senza avere voce in capitolo sulle scelte.

C'è però chi fa presente che molti piccoli Comuni sono efficienti e se le fusioni sono fatte in fretta c'è il rischio di duplicare i problemi.

Questo è vero per le gestioni associate; ci si trova con il Comune capofila che fa tutto e con gli uffici degli altri Comuni di colpo senza lavoro, inoltre le indennità per il personale politico restano. Con le fusioni invece gli organigrammi possono essere integrati in maniera armonica mentre i tanti consigli comunali diventano uno solo, con risparmi su gettoni e stipendi. Inoltre in questo sistema si può negoziare una certa indipendenza: per la nostra unione abbiamo concordato che ciascun paese mantenga i contributi del Bim separati, così come gli usi civici, gli uffici invece andranno tutti a Condino, tranne l'ufficio tributi che verrà a Cimego.

Bondone ha lanciato l'idea di una" fase due" delle unioni, con voi e Storo. Che ne pensa?

Se i processi continuano come oggi si vedrà. Io penso che per noi una ulteriore fusione sarebbe naturale con Pieve di Bono e Valdaone. Per Bondone credo che il nuovo sindaco cercherà di organizzare un referendum per fondersi con Storo prima della scadenza di marzo 2015. anche se per quella data gli anni in cui si riceverà il premio saranno 10 e non più 20 come per chi si fonde entro dicembre.













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