telefonia

Boom dei prigionieri della bolletta Tim

In centinaia si rivolgono al Crtcu per chiedere di cambiare operatore dopo gli aumenti unilaterali e rischiano grosse penali


di Ubaldo Cordellini


TRENTO. Prigionieri di un contratto telefonico. E’ la triste sorta di centinaia di trentini che in queste settimane si stanno rivolgendo agli sportelli delle associazioni dei consumatori in tutta la Provincia. E la stessa cosa accade in tutta Italia. Sono tutti utenti che hanno siglato, in genere per telefono, un contratto con un operatore telefonico e poi si sono resi conto che le condizioni contrattuali in bolletta non corrispondevano a quanto era stato illustrato dagli aggressivi venditori.

Non solo, per quanto riguarda Tim (ex Telecom) e Fastweb c’è stato anche un aumento indiretto dell’8,6% per cento deciso unilateralmente a partire dall’1 aprile con il passaggio della fatturazione da un mese a ogni 4 settimane. Con questo passaggio, le fatture, che sono rimaste dello stesso importo per le utenze flat sia solo dati che voce e dati, sono passate da 12 a 13 all’anno. La Telecom ha dato informazione del passaggio in bolletta e ha concesso agli utenti 30 giorni di tempo per dare la disdetta del contratto.

Trascorso questo termine, non si può più cambiare a meno di pagare penali salatissime. Ed ecco così che in molti si sono dovuti rivolgere al centri tutela dei consumatori. Maria Rosaria Giardini del Crtcu spiega che da mesi c’è un vero e proprio assalto: «In media abbiamo 20 appuntamenti a settimana per problemi legati alle utenze telefoniche. Negli ultimi tempi, i problemi sono legati essenzialmente ai contratti con la Tim-Telecom. Accade spesso che l’utente abbia sottoscritto il contratto al telefono e che gli siano state illustrate condizioni che poi non risultano in bolletta. A questo punto uscire dal contratto è difficile, visto che in genere è previsto un periodo minimo di 2 anni. In caso contrario Telecom, oltre ai costi di disattivazione chiede indietro anche tutti gli sconti che ha riconosciuto all’utente».

Si deve pagare 35,18 euro per le linee adsl/voce e 99 euro per la fibra. Ma le spese non finiscono qui. La Telecom pretende anche il pagamento di tutti gli sconti di cui ha usufruito l’utente, in genere si calcolano in 10 euro per ogni mese in cui è stato abbonato se non ha portato a termine i due anni di contratto. In alcuni casi gli operatori chiedono anche i costi di attivazione dell’abbonamento che non erano stati conteggiati . E sono altri 90 euro. Ma il salasso non finisce qui. Infatti, in genere gli abbonati hanno anche acquistato a rate il modem Tim, pagato 3,99 euro al mese. «In alcuni casi - spiega Mariarosaria Giardini - la Tim chiede anche che vengano pagate le rate mancanti e non accetta la semplice restituzione del modem».

A conti fatti, quindi, disdire il contratto Tim prima dei due anni minimi previsti può costare diverse centinaia di euro. Un vero e proprio salasso. E al momento non ci sono molte vie d’uscita. l’Agcom, l’autorità garante delle Telecomunicazione, ha deliberato, con due distinte decisioni riguardanti Tim e Fastweb che, in caso di cambiamento unilaterale delle condizioni da parte dell’operatore, l’utente può sempre disdire. Ma la Telecom pone come condizione che la disdetta debba essere comunicata entro un mese. Molto del contenzioso con gli utenti verte proprio su questo punto. In molti vogliono disdire il contratto anche se è trascorso il mese dalla comunicazione dell’aumento.

L’Agcom ha anche imposto alle compagnie di tornare entro 90 alla fatturazione su base mensile e non più sulle 4 settimane, ma gli operatori telefonici del fisso hanno subito presentato ricorso al Tar del Lazio. Del resto c’è chi ha fatto i conti calcolando che per la sola Tim questa modifica significa 280 milioni di fatturato in più su base annua. E pecunia non olet.













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