Autonomia, Rossi rilancia il Centro studi

Il Pd vuole che la regia sia di Università e Fbk, non di Tsm. Dopo il duro scontro della scorsa estate, si cerca un’intesa


di Chiara Bert


TRENTO. Torna sul tavolo della giunta il progetto del Centro studi sull’autonomia voluto dal presidente della Provincia Ugo Rossi che la scorsa estate era stato al centro di un durissimo scontro tra il governatore e il Pd. Rossi lo aveva presentato come una struttura interdisciplinare incardinata nella Trentino School of Management e coordinata da Mauro Marcantoni (ex dirigente della Provincia e attuale direttore di Tsm, una delle menti dell’iniziativa), con l’obiettivo di produrre un filone di ricerca dedicato ai temi dell'autonomia e alle sue problematiche attuali sotto vari profili, istituzionale, giuridico, economico-finanziario, ma anche storico e sociale. «Il Trentino è come un piccolo Stato a cui ogni giorno cercano di togliere l'autonomia e le risorse. Dobbiamo poter contare su strumenti sempre più aggiornati per rispondere a questi attacchi e rilanciare la nostra azione amministrativa», aveva spiegato il presidente di fronte alle critiche del Pd.

A frenare era stata per prima l’assessora all’università e ricerca Sara Ferrari, sostenuta dai big del partito, il vicepresidente Alessandro Olivi e il presidente del consiglio Bruno Dorigatti. Nel mirino i costi del progetto, stimati tra i 500 e i 600 mila euro e ritenuti troppo alti in tempi in cui le risorse pubbliche calano e si chiedono sacrifici a tutti i comparti. Un altolà a cui il governatore aveva riposto definendo il progetto «improcrastinabile».

Da allora silenzio, il fascicolo era stato riposto in un cassetto in attesa di acque più calme. Sette mesi dopo il governatore rilancia e il Centro studi torna all’ordine del giorno. La giunta se ne occuperà in una delle prossime sedute, ma resta ancora da sciogliere il nodo di chi assumerà la regia del Centro. «Stiamo ragionando per vedere come farlo, coinvolgendo l’Università di Trento e i nostri istituti di ricerca», spiega il presidente, «l’obiettivo, raccogliendo le sollecitazioni che ci sono state rivolte, è realizzare una struttura snella che coinvolga tutti gli attori interessati». Da noi sollecitata a dire la sua, l’assessora Ferrari, che tutti descrivono come la più scettica sull’iniziativa, sceglie il silenzio.

In attesa che i termini della proposta siano più definiti, la questione è tornata anche sul tavolo del gruppo Pd. «Siamo convinti che di un luogo di studio e ricerca sull’autonomia ci sia bisogno, che mettere a fattor comune le energie e le risorse possa essere un buon investimento, a condizione che sia un progetto permanente, di alto profilo e radicato sulla ricerca interdisciplinare», spiega il capogruppo Alessio Manica, «non abbiamo bisogno, per intenderci, di iniziative spot che producono l’ennesima pubblicazione sull’autonomia trentina». I paletti posti riguardano la regia del Centro: in mano alla ricerca (ateneo e Fbk con l’Istituto storico italo germanico), e non a Tsm come era stato ipotizzato. Tsm resterebbe comunque saldamente nella cabina di regia: del resto la mission della scuola (costituita da Provincia e Università di Trento) è la formazione, e proprio formare la classe dirigente trentina, presente e futura, dovrebbe essere una delle ricadute attese del Centro studi.

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