Autobus via entro l’anno L’ex Atesina si libera
Due ettari nel cuore dei Solteri, da oltre dieci anni in attesa di riqualificazione Redolfi: «Qui la nuova scuola media». Biasioli: «Meno volumi, case per le coop»
TRENTO. Potrebbe essere la volta buona per l’area ex Atesina, 18 mila metri quadrati di terreni a nord di Trento, nel cuore dei Solteri che da più di dieci anni sono in attesa di una riqualificazione urbanistica che possa ricucire un pezzo di città. La svolta è nel trasferimento del deposito degli autobus urbani della Trentino Trasporti a Spini di Gardolo, in via Innsbruck, dove la società ha la sua sede da anni. «Avverrà entro fine anno», è l’impegno dell’assessore provinciale ai trasporti Mauro Gilmozzi, «in contemporanea con il rinnovo dell’affidamento diretto del servizio fino al 2018 (senza gara) condiviso nell’accordo aziendale sottoscritto con i sindacati solo qualche giorno fa.
Gli autobus se ne vanno e per l’ex Atesina finalmente liberata si aprirà - dopo un decennio - una nuova fase. L’area è di proprietà della Trentino Trasporti, dunque di una società a maggioranza pubblica. «Ragioneremo su una permuta di terreni con il Comune», anticipa Gilmozzi. Senza privati di mezzo, i tempi forse - ma il condizionale in urbanistica resta d’obbligo - potrebbero accorciarsi.
Lo sperano gli abitanti del quartiere, e lo spera la circoscrizione che nel suo ultimo documento è tornata a rilanciare una sua storica richiesta: «La nuova scuola media si costruisca qui», e non a Canova come ha deciso il Comune. «L’ex Atesina è lo spazio più adatto - ribadisce il presidente Melchiore Redolfi - il quartiere c’è già, reale, vissuto, con i suoi 6 mila residenti e molte famiglie. Ci sono l’asilo e le elementari. A Canova invece è tutto da costruire, a partire dal quartiere. Se anche andasse bene, ci vorrebbero un sacco di anni prima di vederla realizzata».
Canova appunto. Il vicesindaco e assessore all’urbanistica Paolo Biasioli non torna indietro ma lascia aperta una porta: «Partiamo dall’esigenza di una scuola a Trento Nord. La priorità l’abbiamo individuata su Canova, ci siamo dati qualche mese per fare delle ulteriori valutazioni». «Sicuramente - aggiunge - l’ex Atesina non può essere lasciata vuota». Trasformarla, ma come?
Bisogna tornare indietro, al 2004, per capire le attese e i progetti per questo pezzo di città ritagliato dentro il groviglio senz’ordine e spesso senz’anima di Trento Nord. Il Comune sperimentò un progetto di urbanistica partecipata che coinvolse i residenti e le scuole, le associazioni e la parrocchia, coordinati dagli architetti della Palomar. Ne emersero richieste precise: percorsi pedonali e ciclabili per unire tra loro i luoghi, una biblioteca e un teatro, strade con i porticati, una mensa per gli anziani, spazi giochi per i bambini e luoghi di aggregazione per i ragazzi più grandi. E i piani superiori di alcuni edifici siano riservati ad alloggi, dove possano vivere le famiglie scongiurando l’effetto del quartiere dormitorio che la sera si svuota insieme ai centri commerciali.
La palla passò all’Itea, che ipotizzò di adottare lo strumento dei «contratti di quartiere» utilizzati nelle grandi città per il recupero delle periferie degradate: lo Stato copre il 65% dei costi, le Regioni (in questo caso la Provincia) il resto. Utile, sembrò allora, per lo sviluppo di un comparto destinato in parte alla residenza (previsti una cinquantina di appartamenti) e in parte a servizi. E oggi? «Ragionevole pensare a una riduzione dei volumi previsti», dice Biasioli, «ma le indicazioni restano valide, si potrebbe destinare il costruito all’housing per le cooperative». Case per le famiglie, a prezzi magari più abbordabili che altrove.
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