Ariston, l’addio dopo quasi 90 anni
La fabbrica ora chiusa nacque nel 1927 fondata da Serafino Radi. Acquisita nel 1969 dalla Rheem, divenne poi Merloni
ROVERETO. La Merloni Termosanitari spa ha chiuso: l’ultimo boiler è stato costruito, fabbrica è ora chiusa e 45 operai sono entrati in cassa integrazione fino a dicembre e poi si vedrà. De profundis quindi per una un’azienda, ma De profundis anche per un’attività produttiva che per 89 anni ha segnato la presenza industriale roveretana con quel che significa di lavoro e di reddito. Non quindi una scomparsa qualsiasi. Forse qualcuno in municipio dovrebbe predisporre un’anagrafe anche delle fabbriche che nel Novecento, e soprattutto nel secondo dopoguerra, hanno poco o tanto creato ricchezza sul territorio e talvolta lasciato anche qualche problema. Anche questa è storia della città.
La Merloni, va ricordato, è stato l’ultimo passaggio di quelle che erano le Officine Radi insediatesi a Rovereto nel 1927 per iniziativa dell’ingegner Serafino Radi che, originario di Cuneo, si era trasferito a Riva dopo la prima Guerra mondiale. Accanto alla produzione di lampade a fluorescenza Serafino Radi si indirizzò soprattutto verso quelli che allora si chiamavano “scalda-acqua ad energia elettrica”. Era una novità e fu questa la produzione, poi esclusiva, che caratterizzò l'azienda e che le diede anche notorietà, oltre che vasta penetrazione nei mercati. Serafino Radi morì nel 1959 e al suo posto subentrò il figlio ingegner Mario Radi che potenziò gli impianti, ma avviò anche relazioni sindacali nuove per quei tempi. Infatti nel febbraio del 1959 firmò con il sindacato, ed in particolare con la Cisl, un accordo anticipatore che portava l'orario di lavoro da 48 a 45 ore settimanali. Il tutto naturalmente a salario invariato.
Oltre che dal titolare dell'azienda, il patto fu sottoscritto anche dal segretario provinciale della Cisl Giuseppe Mattei e dal segretario della zona di Rovereto Giancarlo Manica. Mattei, va ricordato, divenne poi uno dei leader del movimento sindacale trentino tra gli anni Sessanta e Settanta.
Un'azienda Radi era stata aperta anche a Riva del Garda ma venne chiusa alla fine del 1968 e per i circa quaranta dipendenti fu favorito il trasporto nella nuova sede di lavoro a Rovereto in via Brennero. Si preparava intanto un nuovo assetto aziendale tanto che, nel 1969, la Radi venne acquisita dalla multinazionale americana Rheem e pertanto la sua denominazione divenne Rheem Radi occupando più di quattrocento lavoratori.
Per lo stabilimento di via Brennero la svolta successiva si ebbe nella primavera del 1985 quando la Merloni S.p.A. di Fabriano, il grande gruppo italiano di produzione di elettrodomestici, acquisì la Rheem Radi, mantenendone il marchio all'interno del settore degli scalda-acqua. In questi ultimi trenta anni all’interno dello stabilimento vi sono stati momenti alterni sia in termini di occupazione che di produzione di scaldabagni. I rapporti sindacali sono però sempre stati sufficientemente normali con qualche tensione nelle fasi di contrazione del personale. Alla fine, quasi al compimento dei 90 anni, si è arrivati all’annunciata conclusione della produzione con cui si è consegnato all’archivio un capitolo lungo quasi un secolo di storia industriale roveretana. Una nota un po’ particolare: l'ingegner Mario Radi, morto improvvisamente il 15 marzo 1973 all'età di 43 anni, era un grande appassionato di calcio e aveva anche finanziato l'Us Rovereto avendo in contropartita della pubblicità. Nel 1962 si era arrivati all’accordo che la squadra avrebbe dovuto chiamarsi Us Rovereto-Radi. La Lega calcio però non acconsentì a tale denominazione per cui l'ingegner Radi uscì dall'Us Rovereto e fondò una propria squadra di calcio denominata Radi.