Anziani, ruolo decisivo del volontariato

Occello della coop Fai: «L’assistenza domiciliare crescerà. Ma in futuro sarà necessario un supporto di gratuità»


di Luca Marognoli


TRENTO. Con una popolazione anziana in grande espansione è già un risultato apprezzabile la mancata riduzione delle risorse dedicate dall’ente pubblico all’assistenza domiciliare. Ma questo vale per il momento attuale: in futuro il sistema reggerà solo con il sostegno decisivo del volontariato. Lo afferma Massimo Occello, presidente della cooperativa Fai, specializzata in servizi domiciliari. «Altri soldi non possiamo aspettarcene mentre è sicuro che dovremo servire più persone. Come si fa? Bisogna atteggiarsi non più come erogatori di servizi ma cercare di integrare ciò che facciamo con il territorio: il volontariato, le associazioni, le Acli, l'Arcidiocesi, gli alpini, tutti i soggetti presenti... Perché altrimenti, se non si dà un supporto di gratuità, questa cosa ci scappa di mano. Non possiamo pensare di mungere la vacca: bisogna tirarsi su le maniche».

La cooperativa Fai coinvolge 130 operatori, di cui 84 soci, ed è la più “anziana” sul territorio - sottolinea Occello - con 32 anni di servizio. Una coop «interetnica, che rappresenta 23 Paesi del mondo: Sud America, Centro America, Nord Africa, Asia, ex impero russo...». In un anno sono quasi 400 le famiglie seguite. «I servizi sono gestiti dagli assistenti sociali del Comune e constano di 1, 2 o 3 accessi a settimana, di solito di un'ora, talvolta di due. Nei casi più seri serve la compresenza di due persone. Gli assistiti sono in prevalenza anziani ma ci sono anche alcuni giovani disabili».

Dalle colonne del Trentino, Giacomelli di Upipa ha insistito perché la Provincia crei nuovi posti nelle Rsa: sono mille, infatti, le persone in lista di attesa. «È chiaro che le liste sono lunghe e proprio per questo la politica ha un problema: mantenere gli anziani in Rsa è costoso», riflette Occello, che tuttavia spiega di non essere competente in materia di case di riposo. «Rossi ha dato l'indicazione di potenziare i servizi domiciliari, che infatti non hanno subito tagli. È stato il grande vantaggio dell'anno appena concluso, almeno a Trento. Noi svolgiamo servizio pubblico in città, assieme a Sad e Spes: il Comune, probabilmente anche per scelte di Andreatta, nel 2014 non ha ridotto il budget. Ciò significa che ha fatto un grande sacrificio, perché altrove l'hanno ridotto».

La prospettiva è comunque una contrazione delle risorse: nel bilancio della Provincia c'è un taglio anche sul welfare del 5% in tre anni. «Dal Comune indicazioni non ne ho, ma credo che intenda mantenere per quanto possibile immutate le risorse. Questo perché anche con un budget identico, gli anziani si moltiplicano per un naturale trend demografico. Il problema è lì: non possiamo pensare che crescano i fondi, ma le domande aumentano. Quindi bisogna pensare a un'organizzazione diversa. Da quello che ne so l'idea è che, per gestire queste attese, si vada verso una sorta di maggiore corresponsabilità delle cooperative nel servizio, in modo che sia possibile in future servire più famiglie con un budget invariato». I costi del personale delle coop si aggirano sui 21-22 mila euro l'anno: sensibilmente più bassi rispetto a quelli delle Rsa e praticamente la metà di quelli dei dipendenti dell’Apss.

Per Trepin, di Acli e Consulta Terza età, non c'è un vero problema di ricettività, ma servono servizi adeguati per garantire un'assistenza domiciliare efficace. In molte situazioni ci sono solo le badanti. Ma Occello sottolinea che «sulle demenze, passate tutte alla competenza dell'Azienda, nell'assistenza domiciliare c'è una presenza già oggi di un équipe di medici e infermieri. Lo stesso vale per l'assistenza domiciliare integrata (dall’Azienda sanitaria, ndr) e per le cure palliative». Nei casi più urgenti, dunque, c’è un’integrazione forte, che favorisce la permanenza a casa, tenendo conto tuttavia che «quando i casi raggiungono una complicazione molto forte le persone bisogna ricoverarle».

Ma quella tracciata dalla Provincia è davvero l'unica via? «Bisogna chiederlo alla Borgonovo. Certo, qui abbiamo un livello di servizio molto più alto rispetto alle regioni che ci circondano, sia nelle Rsa che nel domiciliare», riflette Occello. Che conclude: «È stato detto con chiarezza anche al Festival dell'Economia. Credo che il domiciliare abbia futuro, assieme ad altre forme come l'housing sociale, già diffuso in Paesi come Austria e Francia: anziani che lasciano la loro casa per residence dove fruiscono di servizi comuni».













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