A PROCESSO 

Ammanco in cassa: denunciata

La responsabile di un ufficio postale della Rotaliana è stata licenziata e accusata di peculato



TRENTO. Quei pochi giorni di vacanza sono costati molto cari ad una dipendente delle Poste che, al ritorno, ha trovato un controllo (di routine) degli ispettori. Ed è stata licenziata e denunciata per peculato. Il controllo aveva avuto, infatti, un esito negativo. Dalla cassa mancavano 1.200 euro in banconote (che poi erano ricomparsi qualche ora dopo) e circa 1.600 euro in monete. Un ammanco importante che sarebbe stato il frutto, secondo l’accusa, di una serie di prelievi dal novembre 2012 al marzo 2014.

Date, entrambe, delle ispezioni da parte delle Poste nell’ufficio della Rotaliana. A novembre i conti tornavano, un anno e mezzo dopo no e quindi l’ipotesi è che in quell’arco di tempo ci siano stati i prelievi. Che, appunto, sono costati alla donna - che era la responsabile dell’ufficio - il licenziamento per giustificato motivo e una denuncia per peculato.

Su entrambi i fronti la donna sta affrontando la vicenda in tribunale con l’avvocato Maurizio Piccoli: dal giudice del lavoro il caso del licenziamento, davanti al collegio penale l’accusa di peculato. Accusa dalla quale intende difendersi anche perché, secondo il suo legale, non c’è la prova finale del fatto che sia imputabile alla donna l’assenza di quel denaro.

Ma cosa è successo? A fine marzo di due anni fa la responsabile dell’ufficio postale va in ferie e «passa» tutti gli incartamenti ad un altro dipendente che la sostituirà durante i giorni di vacanza. E fra le varie incombenze, c’è anche la gestione della cassa. Il giorno del rientro, prima dell’apertura dello sportello, si presentano gli ispettori. Sono lì per una verifica di routine, la stessa che era stata fatta nel novembre del 2012. La responsabile è appena arrivata. Secondo la difesa non ha avuto assolutamente la possibilità di controllare la cassa, nè di fare altre operazioni, ed entra nell’ufficio assieme agli ispettori.

Inizia così il controllo che ha avuto, come detto, un esito negativo. Dalla cassa che fa riferimento alla responsabile, mancano infatti 1.200 euro in banconote e circa 1.600 in monete. E scatta l’accusa di peculato e il licenziamento della donna. C’è anche una sanzione disciplinare nei confronti di chi l’aveva sostituita nei giorni di ferie. Persona quest’ultima, che non viene chiamata a rispondere penalmente dell’ammanco registrato. Che resta «ammanco» solo per la parte della moneta. La stessa sera del controllo, infatti, ricompaiono i 1.200 euro.

Su cosa sia successo le posizioni fra la procura - che ha portato a giudizio la donna - e la difesa sono differenti e si «scontreranno» in aula davanti al collegio. Come detto per la difesa non c’è la «prova regina» del fatto che sia stata la responsabile a prendere il denaro e in particolare i rotolini di monete che non sono mai ricomparsi nelle casse dell’ufficio postale. Per l’accusa invece la donna aveva l’occasione e il «ruolo» per poter fare i prelievi anche in un arco di tempo «prolungato».

Ora sulla delicata vicenda sono chiamati a decidere i giudici.

 













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