salute

Amianto, 81 tumori rilevati in dieci anni

Lo studio sul mesotelioma di Amichetti e Cristofolini. Il presidente della Lilt: «Minerale altamente cancerogeno»


di Luca Marognoli


TRENTO. In dieci anni sono stati registrati tra i residenti in Trentino 81 casi complessivi di mesotelioma, il tumore tipicamente originato dall’amianto, 52 nei maschi (pari al 64%) e 29 nelle femmine. Tra questi, 70 hanno colpito la pleura e 11 il peritoneo.

L’incidenza in provincia è risultata inferiore a quella nazionale per entrambi i sessi: 1,8 casi su 100 mila l’anno contro 3,5 nella popolazione maschile e 0,9 contro 1,2 in quella femminile. A prevalere la Valle dell’Adige, con 21 casi, seguita dalla Vallagarina con 18, l’Alto Garda e Ledro (dove operò per 45 anni la ditta Collotta e Cis) con 16, la Bassa Valsugana con 7, l’Alta Valsugana, la Valle di Non e le Giudicarie-Rendena con 5 ciascuna, il Primiero con 2, Fiemme e Fassa con 1 ciascuna.

Questi dati sono contenuti nello studio dal titolo “Amianto e mesotelioma pleurico: emergenza nazionale e situazione in Trentino”, a cura dei dottori Mario Cristofolini e Maurizio Amichetti che è stato presentato alla popolazione l’anno scorso. Il periodo di riferimento tuttavia è anteriore: dal 1995 al 2006, la fascia temporale più recente coperta dalle rilevazioni dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari.

«L’amianto è pericoloso quando si sfalda», spiega al Trentino il professor Cristofolini, che oltre ad essere curatore dello studio è anche presidente della Lega italiana per la lotta contro i tumori. «Gli aghetti di amianto si depositano nella parte esterna del polmone, vicino alla pleura e provocano il mesotelioma, che è un tumore quasi esclusivamente causato dall'amianto». Si tratta di un minerale «altamente cancerogeno, come il fumo di tabacco e l'alcol».

La terapia è particolarmente complessa: «Parliamo di una patologia molto grave e di difficile soluzione, sia dal punto di vista chirurgico, perché si devono fare interventi molto ampi, che radioterapico e chemioterapico. Potrebbe risultare più adatta la protonterapia: il tumore infatti è difficile da centrare e ci sono molti tessuti nobili vicini».

Accanto all’obbligo di bonifica, fondamentale è anche l’informazione, come previsto dalla legge 5 del 2012. C’è un rischio che ci si trovi per le mani un vecchio tubo di cemento - amianto senza riconoscerlo? «Bisogna insegnare alla gente cos'è l'eternit - risponde Cristofolini - che purtroppo è stato utilizzato in numerosi ambiti, soprattutto nell’edilizia per realizzare gli ondulati delle coperture».

Un capitolo dello studio è dedicato alla tutela della salute e della sicurezza nelle operazioni in presenza di amianto. L’autore è Pieralberto Trentini, esperto dell’Azienda sanitaria. Vi si conferma il maggior rischio per l’amianto “friabile” (coibentazioni dei tubi o dei condotti fatte con materassini o tessuti di amianto, guarnizioni e riempimenti di intercapedini), rispetto a quello “compatto”, come le lastre di eternit, i tubi in cemento amianto e i pavimenti in vinil amianto. Ma ogni considerazione - precisa Trentini - ha senso sempre in funzione dei potenziali soggetti interessati: un dotto di aerazione in una palestra non è confrontabile con una tubazione interrata delle acque nere o un tetto in eternit di una stalla in quota.













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