Al voto nel 2018 con l’incognita Rossi
In maggioranza scenari ancora molto ballerini: se il governatore lasciasse per Roma, giochi riaperti nella coalizione
TRENTO. «Non ho nessuna intenzione di lasciare il mio compito alla guida della Provincia in direzione di qualsivoglia altro impegno», dichiarava lo scorso dicembre in aula il governatore Ugo Rossi, spazzando via i rumors di una sua candidatura ad elezioni politiche anticipate che sembravano imminenti. Le elezioni si sono allontanate, almeno per ora, e lo scenario più probabile è che per il parlamento si voti nel 2018. Un doppio appuntamento elettorale, nel caso del Trentino, dove nell’autunno del prossimo anno si voterà anche per le provinciali.
Ma nei palazzi della politica, nei giorni in cui è tornata alla ribalta l’ipotesi di una lista civica dell’assessore tecnico Carlo Daldoss (progetto pubblicamente rilanciato ma subito ridimensionato di fronte allo stop incassato dai partiti di maggioranza), si discute anche di scenari più ampi. Ancora lontani ma sufficientemente vicini ormai per tracciare qualche ipotesi.
A partire dal ruolo, evidentemente centrale, del presidente della Provincia. Se Rossi decidesse di candidarsi per un secondo mandato, tutti ad oggi danno per assolutamente probabile un via libera alla sua ricandidatura: nonostante la debolezza evidenziata fin qui dalla maggioranza in molti passaggi, per rimettere in discussione una leadership servono alternative pronte e condivise, cosa che non sembra all’ordine del giorno nei partiti alleati. Anche perché da tempo si ipotizza una candidatura al parlamento del vicepresidente Alessandro Olivi (Pd), mentre Luca Zeni (Pd) non pare propenso a ingaggiare una battaglia con Rossi (che l’ha chiamato in giunta), quanto piuttosto ad attendere un’altra legislatura prima del grande salto.
Se però, tra qualche mese, Rossi optasse per un posto a Roma (con, a quel punto, un rientro trentino del segretario e senatore del Patt Franco Panizza), è evidente che lo scenario cambierebbe totalmente.
I tempi in questo caso non sono una variabile neutra. Se infatti si allungassero, potrebbe ripetersi la situazione vissuta nel 2013, quando Lorenzo Dellai si dimise per candidarsi al parlamento e gli subentrò il vicepresidente Alberto Pacher: a quel punto, a Rossi subentrerebbe Olivi, ed è evidente - ragionano ad alta voce nel Pd - che chi prendesse il posto di Rossi per un anno, a meno di errori clamorosi si ritroverebbe in pole position come candidato presidente. Per altro nel Pd, primo partito della coalizione, circolano altri due nomi tra i potenziali candidati. Il primo è quello del senatore Giorgio Tonini, che dopo 15 anni in parlamento ha annunciato che non intende ricandidarsi alle prossime politiche: renziano, gli viene riconosciuto però un approccio coalizionale (nel 2013 come candidato della coalizione ha espugnato il difficile collegio della Valsugana). Il secondo è Gianni Kessler, già parlamentare e presidente del consiglio provinciale, che terminerà il suo incarico alla guida dell’Olaf nel febbraio 2018, otto mesi prima delle provinciali: un nome che nello stesso Pd viene però considerato altamente divisivo. Resta da capire che carte proverà a giocare l’Upt, pronta ancora una volta a cambiare pelle. I prossimi mesi diranno quale sarà lo scenario che prende corpo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA