Airbus, il pilota aveva dormito solo un’ora
Nuove indiscrezioni della stampa francese sulla tragedia del giugno 2009 dall’analisi della scatola nera nella cabina
TRENTO. Sarebbero saliti a bordo con poche ore di sonno e di riposo alle spalle. In particolare il comandante avrebbe dormito un’ora sola prima di prendere i comandi dell’Airbus A330 in volo da Rio de Janeiro a Parigi che cadde nell’Oceano Atlantico la notte dell'1 giugno 2009. Il tragico volo in cui persero la vita tutti i 228 passeggeri fra i quali i trentini Rino Zandonai, Giovanni Battista Lenzi e Luigi Zortea. Le nuove indiscrezioni sono state pubblicate dal magazine francese «Le Point» che sarebbe riuscito a leggere il rapporto giudiziario presentato l’estate scorsa al Tribunal de Grande Istance di Parigi.
Un rapporto che fino ad ora era noto solo agli avvocati delle famiglie delle vittime. Le conclusioni del report sono in linea con quelle dei tecnici del Bea (Bureau d’Enquetes et d’Analyses) che erano già state rese note. Per questi esperti il dramma era iniziato con il cattivo funzionamento dei sensori di velocità dell'Airbus A330, i cosiddetti «pitots». La commissione d'inchiesta aggiungeva tuttavia che «l'equipaggio si è trovato in uno stato di quasi totale perdita di controllo della situazione» e non è stato in grado di supplire a un deficit tecnico con le giuste manovre manuali. Ai problemi ergonomici dell'Airbus, ha spiegato il capo della commissione d'inchiesta, Alain Bouillard, si sono aggiunte le manovre inappropriate dei piloti. E ora le indiscrezioni portano novità su questo aspetto. Si apprende che in base alla registrazioni della scatola nera avrebbe cominciato a lamentarsi della stanchezza già pochi minuti dopo il decollo, fino all’ammissione: «Non ho dormito abbastanza la scorsa notte: un’ora di sonno non è sufficiente» che lo si sente fare a un certo punto del volo. E sarebbe per questo che l’uomo con oltre 11 mila ore di volo alle spalle, ad un certo punto lasciata la cabina di pilotaggio per andare a riposare. Ai comandi restano quindi i co-piloti - Pierre-Cedric Bonin e David Robert – ma anche loro, pare che non avessero riposato a sufficienza prima del decollo da Rio. E questo potrebbe spiegare la reazione sbagliata ai problemi tecnici dell’areo. Il capitano fu richiamato in fretta e furia ma ci impiegò un minuto a tornare ai comandai e i due co-piloti, in stato di grande agitazione, non sarebbero stati in grado di spiegare bene a Dubois cosa stesse realmente accadendo. E quell’esitazione è costata la vita a tutte le persone che erano a bordo.
Attualmente, sia l’Air France che l’Airbus sono sotto indagine della magistratura francese con l’accusa di presunto omicidio colposo e in attesa della conclusione del processo è stato provvisoriamente disposto che la compagnia aerea paghi 181.600 dollari alle famiglie di ognuna delle vittime. Una cifra che non potrà colmare (ma nessun cifra sarebbe in grado di farlo) il vuoto lasciato da chi ora non c’è più.
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