Agricoltura, “Cenerentola” dimenticata
Un argomento poco cavalcato dai candidati, ma un cardine dell’economia trentina. Con problemi irrisolti e sfide importanti
TRENTO. Si parla di bilanci provinciali, società partecipate, trasporti e sanità, istituzioni e riforme. Di turismo e di infrastrutture, di burocrazie a di semplificazione. E ovviamente di lavoro: le drammatiche cifre dell’occupazione giovanile, il tracollo dell’edilizia, le imprese manifatturiere travolte dalla crisi anche in Trentino. Ma un tema è mancato, finora, nel dibattito politico tra i candidati presidente (e non solo loro). Eppure si tratta di un settore fondamentale per l’economia trentina, che occupa centinaia di lavoratori e di piccole aziende in tutte le vallate. Per non parlare dei colossi della frutticoltura o del comparto vitivinicolo, fiore all’occhiello del “brand” Trentino in tutto il mondo. Già, l’agricoltura: sarà che i leader delle coalizioni provengono da altre esperienze professionali amministrative, sarà che nelle stesse liste non abbondano i candidati provenienti da questo mondo, sta di fatto che i temi relativi all’agricoltura e alla zootecnia si sono fin qui caratterizzati come temi “Cenerentola” di questa campagna elettorale. Benché i temi su cui discutere non manchino affatto. Ecco quindi a confronto le opinioni di quattro candidati che, per motivi diversi, di agricoltura ne masticano eccome. A partire dall’assessore provinciale uscente Tiziano Mellarini, dell’Upt. E rimanendo sempre nell’ambito della coalizione del centrosinistra autonomista, parola anche alla verde Chiara Torresan, che opera nell’agricoltura biologica. Agricoltore è anche il noneso Luca Paternoster della Lega Nord, consigliere provinciale uscente. Ed espressione della val di Non, un territorio fondamentale per l’agricoltura trentina, è anche Caterina Dominici, pure lei consigliere uscente, ma passata dal Patt all’opposizione: ora corre con Autonomia 2020 a sostegno di Diego Mosna.