Accusato di stupro: scarcerato dal gip
Sarebbe stata considerata la «minor gravità» per l’aggressione di piazzetta Lunelli. Il legale: lui nega la violenza
TRENTO. Era finito in carcere a Spini venerdì sera in quanto fermato come indiziato di violenza sessuale. E ieri mattina ne è uscito in virtù della scarcerazione decisa dal gip Carlo Ancona. Lui è il marocchino 34enne accusato di aver stuprato una ragazza alle 5 di mattina di sabato 19 ottobre in un angolo buio di piazzetta Lunelli. E dopo un’interrogatorio durato mezz’ora durante il quale l’uomo, affiancato dal suo difensore, l’avvocato Federico Fedrizzi, ha ricostruito l’episodio. Raccontando la sua verità che in alcune parti collima con quella della ragazza ma non nel punto centrale. Ossia per lui non si è consumata una violenza sessuale. «Io non ho mai violentato nessuno» aveva detto subito dopo il fermo anche al suo avvocato. E alla fine è arrivata la decisione del gip che è arrivato alla scarcerazione codice alla mano. Sarebbe stata considerata, infatti, la fattispecie della «minor gravità» del reato di violenza sessuale probabilmente perché è stata valutat una «limitata coercizione» per la vittima. Tutto questo farebbe andare la pena finale sotto i due anni di reclusione e quindi - codice alla mano, appunto - si arriva all’obbligo da parte del giudice di scarcerare il fermato.
I due - ha raccontato l’uomo - si sono incontrati in serata in un bar e dopo aver trascorso un po’ di tempo assieme sarebbero usciti per andare a prendere le sigarette e sarebbero così finiti in piazzetta Lunelli. Quindi sarebbe tornato a casa tranquillamente e altrettanto tranquillamente avrebbe vissuto i giorni successivi. Non riconoscendosi nella denuncia della ragazza che era stata raccontata dai giornali.
E il racconto di lui coincide in parte con quello della ragazza che dopo la prima denuncia ai carabinieri, avrebbe fatto un’integrazione. Aggiungendo che i due si sarebbero effettivamente incontrati nel bar (si conoscevano di vista e questo lei lo ha sempre detto) ma non era quindi in grado di ricordare come si sia poi ritrovata in piazzetta Lunelli. E sul punto è stato sentito anche il barista che si ricordava di aver visto i due insieme ma di non averli notati mentre uscivano.
Ricordiamo che era stata la stessa ragazza a chiamare i carabinieri dopo la violenza e che era stata sottoposta anche ad un visita medica che aveva evidenziato delle escoriazioni che potevano essere compatibili con il suo racconto. In quel momento era iniziata l’indagine dei carabinieri che aveva avuto una svolta venerdì pomeriggio quando la stessa vittima ha incontrato l’uomo da lei indicato come il violentatore in Cristo Re. E aveva dato l’allarme. I carabinieri avevano fermato l’uomo (che è a Trento da qualche anno e lavora come operaio) e nella perquisizione nella sua abitazione avevano trovato i vestiti che indossava quella notte e anche lo zainetto che portava sulle spalle. Elementi che erano conosciuti ai militari perché i due erano stati «catturati» dall’obiettivo di una telecamera del centro.
«Con al decisione del giudice - spiega l’avvocato Fedrizzi - affrontiamo con maggior serenità il processo ma la battaglia per affermare l’innocenza del mio assistito inizia ora».
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