Abuso edilizio contestato a 50 anni dall’infrazione

Casa alla Pasina alzata negli anni ’60: l’attuale proprietaria non lo sapeva, ma dovrà comunque sanare la situazione


di Matteo Cassol


RIVA. Nella lotta agli abusi edilizi, a quanto pare, può capitare che non ci sia materialmente più nessuno a cui chiedere ragione della violazione. Di solito, almeno in una zona tendenzialmente ligia alle regole com'è il Trentino, le infrazioni vengono individuate e fatte correggere quasi all'istante: con tutta evidenza però, per responsabilità di chi avrebbe dovuto agire allora (non certo per colpa di chi oggi fa il lavoro che non hanno fatto altri), può succedere che il procedimento si attivi in maniera addirittura postuma.

È il caso della violazione contestata dall'Unità Operativa Edilizia del Comune di Riva in località Pasina 15: a quanto riporta la stessa ordinanza, infatti, le opere in difformità alla concessione individuate ora parrebbero risalire all'epoca della costruzione, ossia agli anni Sessanta, tant'è sia il direttore dei lavori che la proprietaria di allora sono ormai deceduti. L'attuale proprietaria, Patrizia Pollo, ha dichiarato che non sono stati eseguiti interventi da quando è entrata in possesso dell'immobile (nel 1978), ma rimediare spetterà comunque a lei, che peraltro - secondo la relazione del responsabile dell'Uo edilizia Achille Rosa - sarebbe stata padrona di casa al momento di alcune successive modifiche ritenute non conformi.

Durante un sopralluogo, il perito Bruno Berteotti (in collaborazione con l'agente di polizia locale Enrico Cattoi e in presenza dell'architetto Giuseppe Cipriani) ha riscontrato vari elementi difformi rispetto a quella che un tempo si chiamava licenza (ora è concessione) edilizia, rilasciata nel lontano 26 aprile 1968: l'aumento dell'altezza dell'edificio (alto 5,29 metri rispetto ai 3,95 autorizzati, con una "crescita" di circa 130 centimetri), la modifica dei fori di apertura a est, la realizzazione di cinque nuovi fori a piano terra, il prolungamento del vano scale fino al piano sottotetto, la realizzazione di una rampa di scale esterna e il cambio di destinazione con opere del piano terra da vespaio areato a locali a uso abitativo; in assenza della segnalazione certificata di inizio attività (Scia), poi, risulterebbero il cambio di destinazione con opere del primo piano da affittacamere in alloggio e la costruzione di una tettoia in ferro e plexiglas.

Secondo l'analisi degli esperti, l'abuso negli aspetti strutturali più evidenti (vedi l'altezza troppo elevata) può essere fatto risalire appunto all'epoca della costruzione, mentre le altre opere - fatto salvo che per il cambio di destinazione del primo piano da affittacamere e alloggio (che dalla comunicazione di cessazione di attività può essere fatto risalire a dopo il 20 settembre 1994) - non sarebbero databili. In ogni caso, alla signora Pollo, se non si rivelerà possibile un provvedimento in sanatoria, è stato ordinato di ripristinare lo stato originario dell'area entro novanta giorni.

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