«A Trento la nuova classe dirigente»

Il presidente della Fbk Egidi lancia l'idea di una scuola di alto livello


Jacopo Tomasi


TRENTO. Dopo qualche mese di ambientamento, è pronta la rivoluzione all'interno della Fondazione Bruno Kessler targata Massimo Egidi. Oltre all'impegno sulle nuove tecnologie, il presidente intende rilanciare l'area umanistica e culturale. Come? L'idea di Egidi è quella di una Scuola per la formazione della nuova classe dirigente, in collaborazione con l'Università di Trento.

Ambientarsi a Trento per Egidi non è stata impresa difficile. Per molti anni è stato docente presso la facoltà di Economia, dal 1996 al 2004 rettore dell'ateneo. Ora, chiamato dal presidente della Provincia Lorenzo Dellai, ha sostituito Andrea Zanotti alla guida della Fbk. In questi mesi s'è diviso tra Roma, dov'è rettore della Luiss Guido Carli, e Trento, ma il chiodo fisso è quello di ridisegnare la Fondazione. Il professore pensa in grande: oltre a consolidare l'impegno nel campo delle nuove tecnologie - punto di forza di Fbk - l'obiettivo, svelato durante il forum al Trentino, è quello di rilanciare il settore umanistico attraverso la formazione della classe dirigente di domani. Pe rendere possibile tutto questo Egidi non nasconde due aspetti prioritari: una nuova fase nei rapporti con l'Università, basati su di una collaborazione stretta e positiva, oltre ad un dialogo aperto e costruttivo con gli interlocutori politici.

Presidente Egidi, è una fase di grande cambiamento per il mondo della conoscenza trentino. Il recente via libera del governo alla delega in materia di Università avrà inevitabilmente un peso anche su Fbk. Ora cosa suucederà?
Adesso ci sono due crocevia importanti: da una parte la stesura del nuovo Statuto, dall'altra la nomina del nuovo rettore. All'orizzonte, per l'Università di Trento, c'è una grande opportunità per rinnovare le strategie per il futuro. Per rafforzare ancora quanto di buono è stato fatto negli ultimi dieci anni. Credo sia un momento importante e non trovo corrette le paure diffuse da molti colleghi negli ultimi mesi. Questa legge ha salvato l'Università di Trento dai tagli alle risorse che invece riguardano tutti gli altri atenei italiani. Certo, ora bisogna fare un uso intelligente delle risorse messe da parte con la nuova struttura.

Questa delega può aprire anche una nuova fase nei rapporti tra l'Università ed i centri di ricerca?
Sarebbe uno spreco non approfittarne. Sono convinto che siano indispensabili dialogo con politica e centri di ricerca. In particolare, tra Università e Fondazione Bruno Kessler sarà importante trovare delle aree sulle quali costruire iniziative congiunte, ritagliandoci compiti complemetari. Cose che non sempre sono state fatte. Serve, quindi, un nuovo approccio: non vedere l'altro come risorsa da sfruttare, ma fare in modo che tutti e due i partner siano protagonisti con risorse intellettuali e materiali. Credo che questa sia la strada giusta da percorrere.

Può fare un esempio concreto di come si potrebbe sviluppare il rapporto tra Università e Fbk?

Un esempio è già operativo e si tratta del consorzio Trento Rise, che comprende il sistema trentino della ricerca, innovazione ed alta formazione nel campo dell'informatica e delle telecomunicazioni. In questo importante progetto sono coinvolte sia Fbk che ateneo, oltre al mondo delle imprese. È entrata in gioco anche Telecom, che ha aperto un laboratorio (Skil). Quindi ora si sta puntando sulla telefonia, ma in futuro ci si concentrerà anche su altri ambiti, come ad esempio la sanità.

Prima del suo arrivo alla guida di Fbk s'era aperta una grande discussione sulla riorganizzazione dell'area umanistica. Per qualcuno l'ente sta puntando solo sulle nuove tecnologie. Conferma queste voci, oppure intende dare spazio a questo ambito?
Il mio obiettivo è quello di rilanciare e rafforzare molto questo ambito. Più che umastico direi economico, politico e sociale. È importante identificare alcuni grandi temi di rilevanza politica e affrontarli con serietà. Per questo intendo trasformare la parte umanistica della Fondazione in un vero e proprio Dipartimento con ricercatori che si confrontano, appunti, su questi grandi temi chiave per il futuro dell'Italia e del Trentino.

Ci faccia un esempio concreto...
Sia l'Italia che il Trentino hanno bisogno di un sistema pubblico che funzioni in modo più efficace. Un argomento, quindi, può essere la capacità di governo del sistema pubblico.

L'istituto di studi storico germanici rischia di sparire all'interno di questo nuovo progetto?
Niente affatto. La Germania è il cuore dell'Europa ed i nostri studiosi possono farci capire cosa fare e da che parte stiamo andando.

Insomma, il sogno è una Scuola sulla classe dirigente del futuro. Non c'è il rischio che entri in contrasto con l'Università di Trento?
Non parlerei né di contrasto né di concorrenza. Anzi. Ci dovrà essere un accordo con l'Università con la quale collaboreremo e faremo cose diverse. Noi ci occuperemo di analisi e ricerca, con un gruppo modesto di persone, ma di qualità, l'Università del resto.

È un po' un ritorno al passato. Quando Bruno Kessler fondò l'istituto trentino di cultura, l'idea era più o meno la stessa...
L'idea è quella di partecipare al dibattito di rinnovamento della politica. In molti Paesi europei c'è un forte legame tra accademia e politica, in Italia c'è invece una distanza che va colmata. Quello che è successo nell'ultimo mese, tra amministrative e referendum, ci dice che si sta rimettendo in moto un forte interesse per la politica con la "p" maiuscola e noi, a Trento, possiamo creare i presupposti per rilanciare la classe dirigente del futuro.

Da questo punto di vista sono possibili intese con Luiss o Bocconi?
Per quanto riguarda la Luiss, lo accogliereri a braccia aperte. Intanto, però, dobbiamo fare le cose bene. Nessuno ci darà retta se non acquisiamo credibilità diventando un rispettato competitor.

Tornando alla delega. La preoccupa la questione dell'autonomia dell'Università rispetto all'autonomia della Provincia?
Vede, tutto dipende da quanto il mondo accademico sarà forte. Sarà importante far capire alla politica la forza e la bontà dei nostri progetti. Se ci riusciremo, credo che nessuno li fermerà.

Quando a dicembre venne nominato presidente di Fbk, più d'uno storse il naso. Un po' guardando la sua carta d'identità, un po' lamentando i suoi impegni a Roma. Cosa replica?
Sulla carta d'identità non posso farci nulla, ma posso rispondere con una battuta: a volte mentalmente penso di essere più giovane di tanti giovani. Per quanto riguarda il resto, sono a Trento almeno un giorno a settimana. In ogni caso, il mio ruolo di presidnete non è operativo. Devo ridisegnare una struttura e posso farlo ovunque mi trovi. Posso garantire che mi sto impegnando molto per rilanciare la Fbk.

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