stupro a rovereto

«A Marco il Centro profughi resterà aperto: no a decisioni emotive»

Il presidente della giunta provinciale blocca il sindaco Miorandi: «Prima della chiusura troviamo soluzioni alternative»


Giancarlo Rudari


ROVERETO. Arriva il presidente della Provincia Ugo Rossi a raggelare il sindaco Andrea Miorandi che aveva chiesto la chiusura immediata del Centro di accoglienza profughi di Marco dopo lo stupro a Marco di Rovereto nei confronti di una giovane mamma: «Mi sembra che la richiesta del sindaco sia dettata dall’emotività. La chiusura degli spazi per i profughi al centro della Protezione civile - afferma il presidente Rossi - non sarà immediata. Possiamo parlare di chiusura in prospettiva ma nel frattempo si dovranno trovare delle soluzioni alternative per ospitare temporaneamente queste persone. Soluzioni che andranno individuate in edifici in grado di ospitare un numero limitato di profughi per avere un maggior controllo e per dare loro anche qualche prospettiva di impegno, per consentire loro di svolgere qualche attività e non rimanere inattivi tutto il giorno».

Le foto del Centro profughi di Marco di Rovereto

Ecco le foto del Centro profughi della protezione civile di Marco di Rovereto. Dopo lo stupro di una giovane mamma del paese avvenuto l'altra notte, è stato preso il Dna di tutti i 70 immigrati presenti nella struttura (foto Festi) - L'articolo

Insomma il presidente della Provincia non ragiona in tempi brevi, come vorrebbe il sindaco Miorandi («non è da oggi che lo dico e non lo affermo in relazione al grave fatto di violenza accaduto l’altro giorno a Marco» ha sostenuto) ma in prospettiva cercando soluzioni su tutto il territorio provinciale. Spazi più limitati per contenere un numero minore di profughi e regole più stringenti per un effettivo controllo: «Le regole devono cambiare e lo Stato non deve più scaricare sulle regioni le sue incapacità nel gestire l’emergenza profughi» afferma Rossi che oggi al commissariato del governo farà il punto nel corso di un vertice sui nuovi arrivi di profughi. E sempre riferito al sindaco, il presidente della Provincia fa sapere che «non si può sostenere che a Marco non esistano condizioni di civiltà: basta che vada a vedere altri campi di accoglienza sparsi in tutta Italia...».

E il sindaco Andrea Miorandi (in realtà non solo lui) è nel mirino del Centro sociale Bruno. «Se da primo cittadino - scrive Stefano Bleggi - è giusto che tuteli ed abbia a cuore la tranquillità di tutta la comunità e si preoccupi seriamente per i suoi concittadini, non si capisce perché chieda la chiusura del campo. Da lui, una persona solitamente intelligente che politicamente è stato attivo nel Social Forum nel post Genova, sarebbe stato auspicabile un ragionamento meno banale e più riflessivo. Che senso ha chiudere il campo e punire tutti i profughi ospitati? Perché invece non aprire un dibattito e capire come potenziare l'accoglienza e superare il prima possibile l'ospitalità del campo di Marco e prevedere altri luoghi con meno persone e dislocati in diverse zone della Provincia?» Bleggi ne ha anche per il Patt che «ricorre agli istinti più populisti della propria base, scrive che “la misura è colma” e se la prende con gli immigrati. Baratter, consigliere provinciale e storico, scrive che Rovereto è invivibile per la presenza degli extracomunitari e parla di “invasione”. Richiede, come spesso fanno i politici con poche idee, maggiore presenza delle forze dell’ordine e maggiore sicurezza».













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