il congresso

Slow Food, Tommaso Martini alla guida dell'associazione

Servio Valentini lascia dopo vent'anni. L'Alto Adige si separa dal Trentino: al via l’iter per la costituzione di un’associazione autonoma. Nominato anche il nuovo comitato esecutivo. 



TRENTO. Si è svolto il Congresso regionale di Slow Food Trentino Alto Adige che ha visto la nomina di un nuovo comitato esecutivo che guiderà l’associazione per i prossimi quattro anni. Molte le novità.

 

Alto Adige e Trentino si separano

Il primo cambiamento riguarda i rapporti tra Trentino e Alto Adige. È stato avviato l’iter per la costituzione di un’associazione a sé stante per l’Alto Adige. La scelta si inserisce nel progetto di Slow Food, si legge nella nota, di creare sempre più dialogo all’interno della Regione Dolomitica coinvolgendo tutti i territori limitrofi ognuno con la sua identità ma condividendo l’appartenenza ad un unico ecosistema.

 

Il nuovo comitato esecutivo

Il neoeletto Comitato esecutivo è composto dai rappresentanti delle associazioni territoriali di Slow Food che attualmente costituiscono cinque Condotte: Valle dell’Adige Alto Garda, Giudicarie, Valsugana Lagorai, Primiero e Terre del Noce. I componenti del nuovo Comitato esecutivo sono Tommaso Martini, Flavio Franceschetti, Luigi Montibeller, Antonella Faoro e Antonio Maini. È stato nominato portavoce e rappresentante legale dell’associazione Tommaso Martini. Nel corso del Congresso è stato unanime il ringraziamento a Sergio Valentini che dopo vent’anni lascia la guida dell’associazione e che promette di proseguire come socio attivo ad affiancare le iniziative e i progetti.

 

Gli appelli e le proposte dei 500 soci

L’incontro è stata anche l’occasione per raccogliere contributi e appelli da parte dei soci. In particolar modo sono state sollevate le minacce ambientali che investono il territorio, in particolare l’area della Valsugana e la criticità di alcune nuove proposte di legge provinciali. Attualmente l’associazione conta circa 500 soci sul nostro territorio. Si stanno sviluppando importanti progetti legati ai Presìdi Slow Food prodotti testimoni della tradizione e delle buone pratiche agricole che rischiano di scomparire travolti dall’abbandono delle montagne, dai cambiamenti climatici, dal mancato ricambio generazionale e, più in generale, dalla centralità di un modello economico che li considera non più convenienti.

 

I presìdi Slow Food

Tra i Presìdi ricordiamo l’importanza dei formaggi, rigorosamente a lette crudo e senza fermenti come il Casolet della Val di Sole, Rabbi e Pejo; il Puzzone di Moena di malga, il Trentingrana d’alpeggio, il Vezzena d’alpeggio, i prodotti di razze autoctone come la rendena e la grigio alpina. E poi il Broccolo di Torbole, oggi minacciato da progetti di cementificazione, il Vino Santo Trentino frutto dal lungo appassimento dell’uva Nosiola, la noce bleggiana, le ciuighe del Banale e, ultimo arrivato nel corso del 2020, il Grano Saraceno di Terragnolo, espressione dell’identità e del senso di comunità di un’intera vallata. A fianco a questo progetto si stanno sviluppando le Comunità Slow Food, gruppi di cittadini attivi che si impegna a perseguire obiettivi comuni con azioni e progetti. È l’esempio della Comunità per lo sviluppo agroculturale degli Altipiani Cimbri che opera tra Folgaria, Lavarone e Luserna e ha da poco inaugurato un primo Mercato della Terra. Oppure della Comunità dei produttori e co-produttori dello zafferano di Qa’en che cerca di creare un ponte tra la micro agricoltura familiare iraniana e la conoscenza dello zafferano puro in Italia. L’azione di Slow Food avviene poi grazie al coinvolgimento dei Cuochi dell’Alleanza, veri e propri ambasciatori dei territori e punti di contatto tra produttori e consumatori.













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