Padre Zanotelli: «Assurdo tenerli in attesa per anni» 

Il missionario a Rovereto per caso è arrivato a Marco: «Troppo lunghi i tempi  di risposta delle commissioni. E questo alimenta il business dell’accoglienza»



ROVERETO. Non era atteso, non se l’aspettava nemmeno lui. Ma quando sul vialetto del campo profughi è comparso padre Alex Zanotelli, con la sua sciarpa arcobaleno, a decine gli si sono fatti attorno. Per portarlo a vedere come e dove vivono. Stava arrivando a Rovereto per una visita ai suoi familiari. Saputo della protesta, si è fermato a Marco. «Perché sono un missionario, e come missionario è mio dovere rispondere a chi chiede ascolto ed aiuto».

Al termine della breve visita, poche parole ma, come sempre, non banali. «Non sapevo nemmeno che ci fosse un campo profughi qui. Di più, nemmeno immaginavo che in mezzo alla pietraia gelida si potesse fare un campo profughi. Capisco l’emergenza e capisco la difficoltà di trovare soluzioni, ma una situazione come quella che stanno vivendo questi ragazzi può essere accettabile per qualche mese, non per anni. E qui c’è gente che vive nei container da quasi due anni. Non è giusto come stiamo trattando i migranti. Lo dico per Marco, ma il problema non è solo di Marco nè del solo Trentino, ovviamente. Servono commissioni più celeri, che possano dare risposte in pochi mesi. Non è possibile che tra una richiesta di asilo ed una risposta passino anni. È in questi tempi morti, in questa attesa inutile e indefinita, che stanno vivendo questi ragazzi. In mezzo al nulla, per fare nulla. E purtroppo, è qui che si innesta anche il business dell’accoglienza, di chi guadagna su queste strutture. Non è di questo che hanno bisogno queste persone. Ma di risposte rapide, di tempi certi, di essere trattate, appunto da persone. E di essere messe nelle condizioni di integrarsi, di farsi una vita. Mi hanno fatto vedere come vivono, in che spazi, con quale rispetto per loro e per le loro cose. Tutto questo per me è assurdo. Lo ripeto, sarebbe comprensibile e tollerabile come risposta immediata ad una emergenza, non per anni. In questo modo non si lavora per loro né per la soluzione vera dei problemi». (l.m)

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