"Ha ucciso le mie caprette ma difendo il lupo"
Lo scrittore Mario Martinelli: "Una manifestazione potente della forza della natura che ritorna a prendere il dominio sulle nostre montagne".
VALLARSA. "Ero molto affezionato alle due capre che si sono portate via i lupi; in particolar modo a Vida, la camosciata che mi ha fatto compagnia per tanti anni, e che è finita, inevitabilmente, in molti dei miei libri". Lo scrittore Mario Martinelli affida ad uno scritto il suo commento sulla predazione, da parte del lupo, delle sue due caprette, nel loro recinto di Obra, in Vallarsa.
"Quando mi chiedevano come avrei potuto definire il mio rapporto con la montagna, usavo ripetere che non ero un alpinista ma un montanaro, e che mi piaceva arrampicarmi sulla montagna solo fin dove arrivavano le mie capre".
"Ciononostante non voglio assolutamente prendere posizione contro la presenza del lupo nelle nostre valli. Anzi, dal mio punto di vista vivo questa esperienza come una manifestazione potente, direi quasi violenta, della forza della natura che ritorna a prendere il dominio sulle nostre montagne. Credo che in futuro dovremo adattarci sempre più alle manifestazioni di questa natura violenta: nella nostra infanzia non eravamo abituati a saper che fiere feroci popolavano i boschi, anche perché i boschi erano molto meno estesi, e la montagna molto più popolata dall'uomo".
"Ora invece l'abbandono della montagna - scrive Martinelli - ha permesso al bosco di riguadagnare gran parte delle terre che venivano coltivate dai nostri nonni. In queste condizioni è naturale che tornino i grandi carnivori. Credo comunque che non ci sia da farsi prendere dal panico: non sono mai stati segnalati casi di aggressione all'uomo da parte dei lupi anche nelle zone dove il ripopolamento è molto denso, come per esempio in Abruzzo. Bisognerà abituarsi a proteggere i nostri animali con gli strumenti più adatti, come i recinti elettrificati o i cani da gregge, valutando l'opportunità di chiuderli al sicuro durante la notte".