«Con pochi medici e infermieri i reparti rischiano il collasso»
L'ospedale Santa Maria del Carmine in grandi difficoltà. Paoli (Cisl): insostenibile una sola guardia di notte per due reparti ma è il sistema trentino che si è squilibrato. Hoffer (Nursing Up): siamo al limite minimo, e sono previsiti nuovi tagli
ROVERETO. Delle carenze di personale medico all’ospedale Santa Maria del Carmine si era occupato il consigliere provinciale del M5S Filippo Degasperi, che nei giorni scorsi ha depositato un’interrogazione per chiedere conto della paradossale situazione di Geriatria e Medicina, per un totale centodieci posti letto, assistiti di notte da un solo medico di guardia che si divide sui due piani in cui sono allocati i reparti.
Ma non è che l’inizio, spiega Nicola Paoli della Cisl. «Il problema non verrà risolto prima di tre o quattro anni - commenta Paoli -perché stanno per andare in pensione i medici nati tra il 1950 e il 1960, cioè circa il 50% dei medici ospedalieri, e non ci sono concorsi a breve per sostituirli. Oltre tutto, lo stesso presidente della Provincia Maurizio Fugatti ha annunciato un taglio di 120 milioni sul capitolo sanità per i prossimi tre anni».
Ma soprattutto, lo stato di emergenza è già in essere e il caso dell’unico medico di guardia per due reparti, assicura Paoli, è solo un esempio della criticità che pervade l’intero sistema sanitario trentino.
«Chiudendo gli ospedali periferici o alcuni loro reparti era inevitabile che sugli ospedali di Trento e Rovereto gravassero maggiori carichi di lavoro, ma a sostenerli non sono stati aumentati gli organici».
Anzi, aggunge Paoli, molti medici fuggono verso strutture private, dove i carichi di lavoro sono commisurati al personale in servizio e sia pazienti che medici corrono meno rischi.
«È un fenomeno che abbiamo osservato più volte - spiega Paoli - ed è naturale: in Trentino, dove sanno di doversi adattare a carenze di personale importanti, mettendo a rischio se stessi e i pazienti, i medici non ci vogliono più venire. Esistono parametri precisi, stabiliti dalla stessa Azienda sanitaria, sotto i quali ci si colloca in una fascia di rischio. Nello sciagurato caso di una morte in reparto, risponde il medico di turno. È logico che un medico non si presti a fare da parafulmine in una situazione di gravissima carenza di personale e preferisca altre destinazioni dove il sistema sanitario è più efficiente. A ciò si aggiunga che i turni di guardia, gli straordinari e la reperibilità al momento non vengono pagati. C’è chi ne attende la liquidazione da gennaio. Abbiamo sollevato la questione molte volte, ma senza alcun esito».
Infermieri in difficoltà
Anche il personale infermieristico è all’osso, come ribadisce Cesare Hoffer del sindacato Nursing Up. «In estate al Santa Maria i numeri del personale in servizio sono risultati del tutto insufficienti, perché nei mesi estivi aumenta il tasso d’assenza per le ferie e molti chiedono il congedo parentale per accudire i figli quando le scuole si fermano. Avevamo segnalato il problema per tempo, perché gli infermieri vanno assunti prima, in primavera, in modo che possano inserirsi e formarsi in tempo per essere subito operativi in estate. Invece in alcuni casi siamo scesi sotto le soglie minime di sicurezza, ovvero il limite minimo sotto il quale gli standard di cura non sono più sicuri e si mette il professionista stesso, oltre al paziente, in una situazione di rischio».
La preoccupazione per il futuro è anche in questo caso legata agli importanti tagli alla sanità previsti per il prossimo triennio. «In questo momento siamo al livello minimo per il personale infermieristico - attacca Hoffer -, ci chiediamo come si possa scendere sotto questo livello, per risparmiare, senza chiudere reparti o ospedali. Rovereto è andata in grande sofferenza in estate, ma l’impressione è che si voglia risparmiare ancora sul personale infermieristico, e ciò non ci sta bene. Torneremo a confrontarci con il direttore dell’ospedale Santa Maria a metà novembre, e sarà l’occasione per fare il punto sulla situazione generale del Santa Maria del Carmine». GI.L.