Rifiuti: il piano trentino passa da più differenziata e meno immondizia
Quinto aggiornamento del Piano provinciale rifiuti: la produzione pro capite di rifiuti deve passare da 448 chili l'anno a 425. Cominciata la presentazione alle Comunità da parte del vicepresidente Tonina
TRENTO. La riduzione del rifiuto pro-capite a 425 chilogrammi all’anno entro il 2025, rispetto ai circa 448 attuali, e una raccolta differenziata all’80% entro il 2028 (era del 14% nel 2000), rispetto al dato medio attuale del 78%, peraltro già superato in alcuni bacini di raccolta.
Ci sono questi obiettivi nel quinto aggiornamento del piano provinciale rifiuti. Che, adottato con delibera a fine 2021, ha iniziato il suo iter di presentazione ai territori da Pergine.
E l’analisi parte dalla raccolta differenziata che ha percentuali diverse a seconda del territorio. Si va da una differenziata dell’86% in Val di Fiemme, o dell’85% in Primiero, o dell’83,5% in Alta Valsugana, al 65,5% dell’Alto Garda, o al 70,4% della Vallagarina.
Trento si attesta all’82%, Rovereto al 77, 9%.
Ci sono anche problemi nella qualità della raccolta: la presenza di scarti nella differenziata comporta la necessità di selezionare le frazioni prima di avviarle a recupero, con un aumento di costo di 70 euro a tonnellata. Gli scarti non corretti riguardano in massima parte inerti, organico, ramaglie, pannolini, manufatti di plastica e ultimamente anche le “famose” mascherine.
La presenza di rifiuto organico (recuperabile) nel secco comporta, oltre all’aumento dei costi, anche la produzione di percolato e cattivi odori.
Oltre ad aumentare la differenziata – spiega la Provincia – il Piano si propone fra l’altro di ridurre alla fonte la produzione di rifiuti urbani, di favorire altre forme di recupero e ridurre l’organico presente nel rifiuto smaltito in discarica.
Gli strumenti utilizzabili sono molteplici: vanno dall’incentivare i centri di riuso e le piattaforme per la preparazione al riutilizzo, all’uso della leva fiscale, dal potenziamento dell’informazione alla promozione di nuove abitudini di consumo a ridotto carico di rifiuti.
“E’ questa un’occasione estremamente importante – ha sottolineato Mario Tonina, accompagnato a Pergine dal sostituto dirigente dell’Appa Gabriele Rampanelli e dal sostituto direttore dell’Unità organizzativa rifiuti e bonifica dei siti inquinati Chiara Lo Cicero – per riesaminare i contenuti del documento elaborato dall’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente, che analizza la situazione attuale, evidenzia le principali criticità, e indica le azioni o gli interventi da implementare nella gestione dei rifiuti urbani, anche al fine dell'accesso ai finanziamenti UE.
Siamo consapevoli che bisogna innanzitutto continuare ad insistere sulla cultura e la formazione permanente dei cittadini, per incrementare e migliorare nella qualità la raccolta differenziata, tenendo conto della prossima chiusura delle due discariche tutt’ora aperte in Trentino, e della realizzazione del previsto catino Nord della discarica di Ischia Podetti.
Tuttavia, sappiamo anche che rimarrà comunque una quota di residuo da smaltire. Se non vogliamo affrontare il discorso del suo trattamento con nuove soluzioni tecnologiche, come quelle studiate da Fbk e Università di Trento, ci rimane solo la soluzione di esportare. Ma, anche prescindendo dalla questione dei costi, che graverebbero su tutta la comunità, che esempio daremmo come Provincia autonoma se non riuscissimo a chiudere autonomamente il ciclo dei nostri rifiuti?”.
Nel corso della serata, assieme al direttore del Centro Sustainable Energy di Fbk Luigi Crema, sono state esaminate due possibili soluzioni tecnologiche: l’impianto a combustione e l’impianto di gassificazione, entrambe pensate per smaltire al massimo 60.000 tonnellate di rifiuto residuo annuo, una quantità comunque quasi dimezzata rispetto a quella prevista nel 2009.