Val di Non assente al dibattito sul Noce 

A Cles prevalgono le tesi per la salvaguardia. Il sindaco Mucchi difende i comuni che traggono vantaggi dalle centrali


di Giacomo Eccher


CLES. Tema intrigante ed attuale, il Noce come risorsa per le valli di Non e di Sole, ma poca gente in sala l’altra sera a Cles per assistere al dibattito – confronto organizzato dall’associazione culturale Mario Pasi. Al tavolo dei relatori, introdotti dal giornalista Guido Smadelli, quattro rappresentanti di altrettanti “portatori d’interesse” per la sorte del torrente divisi tra la difesa ad oltranza dello status quo e ipotesi di sfruttamento idroelettrico e/o da ulteriori prelievi che possano snaturarne l’attuale affascinante imponenza.

Mancavano i contadini (sia tra i relatori sia nel poco pubblico), in particolare i frutticoltori nonesi che pure qualche occhiata di interesse, anzi qualcosa di più, da tempo la stanno dando al Noce in valle di Sole per avere una sufficiente e certo approvvigionamento idrico per irrigare quasi 7.000 ettari di meleti.

«Il Noce deve rimanere così com’è, in valle di Sole c’è consapevolezza sufficiente a difenderlo, ma il rischio c’è sempre, anche se le ultime domande di derivazione a scopo idroelettrico sono state bocciate. Ma non sarà sempre così, per questo abbiamo chiesto che il fiume venga protetto con una legge provinciale di tutela specifica» - ha detto Luca Scaramella, del Comitato salvaguardia fiume Noce. Della salute del torrente si sono occupati, da ottiche diverse, il presidente dei Pescatori Valle di Non, Marco Gilli e il collega solandro Alberto Zanella. «Il Noce nelle due valli ha condizioni diverse. In Val di Non è quasi una lotta continua contro il degrado: nel tratto dove ospiteremo in autunno i Mondiali di pesca a mosca come volontari abbiamo recuperato quattro camion di rifiuti. Adesso l’alveo è pulito e speriamo lo rimanga» - ha detto Gilli lamentando carenze normative per la difesa dei torrenti (leggi San Romedio e Pescara) dagli sversamenti “colposi” di liquami. Quanto ai problemi di irrigazione, per Gilli il mondo contadino in Val di Non potrebbe fare di più e visto che manca acqua, perché si continuano ad autorizzare nuovi impianti?

Diversa la situazione in val di Sole dove – come ha riferito Zanella - a pescare la trota marmorata, che qui ha habitat naturale, arrivano lenze da varie parti d’Italia e dall’estero. Zanella ha chiuso la porta a nuove derivazioni idroelettriche. «Se fosse un affare, l’avrebbe già fatto l’Enel!» Anche se non produce energia elettrica, il basso Noce (da Dimaro al lago di Santa Giustina) rappresenta pur sempre una ricchezza per la valle anche in termini economici come ha documentato il direttore del Centro Rafting, Alessandro Fantelli. Oggi nel comparto lavora un centinaio di persone con un fatturato diretto di 1,5 milioni e un indotto di cinque volte tanto.

Quanto ai contadini (nonesi ma anche della bassa val di Sole) che hanno bisogno di nuova acqua, il loro problema è comprensibile ma la soluzione può venire solo da un dialogo tra le parti, alla luce del sole.

Ultimo interlocutore della serata il sindaco di Cles Ruggero Mucchi. Il capoluogo della Val di Non ha una tradizione ultrasecolare nell’idroelettrico e oltre a possedere una doppia centrale (con Ville d’Anaunia) sul torrente Tresenga, ha in ballo una domanda di concessione sul Basso Noce in una cordata che comprende anche dei privati. La richiesta è ora stata bocciata dalla conferenza dei servizi in Provincia, e Cles non smania per avere per forza un’altra centrale. «Rispettiamo la volontà dei comuni solandri, ma ci pareva giusto essere in campo per non lasciare in gioco solo i privati» - ha spiegato Mucchi che ha difeso la scelta delle amministrazioni comunali, soprattutto le piccole, di dotarsi ove possibile di centraline, e quindi dare ossigeno ai loro bilanci. Alcune lo hanno fatto, altre non lo possono fare ed altre ancora si sono viste bocciare i progetti. «Ecco, per loro bisognerebbe attivare una politica di perequazione che oggi non c’è» - ha concluso Mucchi.

Alla fine c’è stato spazio per un dibattito ma è rimasta inevasa la domanda di fondo: se davvero fare energia con l’idroelettrico oggi non rende più, perché continuano a piovere le domande di derivazione dai torrenti trentini?















Scuola & Ricerca

In primo piano