La mostra e la medaglia d’oro dimenticata
Cles, Graiff segnala l’omissis nel pannello su Paolo Lorenzoni di “1917, l’ultimo Natale di Guerra”
CLES. Fine al 4 marzo a Palazzo Assessorile c’è la mostra “1917, l’ultimo Natale di Guerra”, un’ottima occasione per ricordare, ma anche per conoscere con qualche maggiore profondità, aspetti e personaggi della storia della valle nell’ultimo secolo segnato da due guerre mondiali e con il passaggio del Trentino dall’Impero austro - ungarico al Regno d’Italia.
«Certo l’iniziativa è lodevole, ma sarebbe stata più istruttiva e completa senza alcuni “omissis” (o dimenticanze) non so fino a che punto voluti che non rendono pienamente l’idea di personaggi e di alcuni eventi rappresentati» - commenta l’avvocato Marcello Graiff. Già presidente del consiglio comunale nella scorsa consiliatura e da sempre collezionista e cultore di testimonianze e di storie personali, molte in originale scartabellando documenti e testi di prima mano, Graiff ha qualcosa da ridire sul pannello “Una Guerra, due Divise” che il curatore della mostra, Alberto Mosca, ha dedicato alla vicenda di Paolo Lorenzoni, nato a Cles nel 1891 e morto a 48 anni nella Guerra di Spagna come volontario. Dimenticando – lamenta Graiff – di citare la medaglia d’oro di cui Lorenzoni era stato insignito “per le sue doti morali, intellettuali e tecnico professionali” come scrive testualmente a pagina 140 il volume “Italia Eroica. Città ed uomini valorosi”, edito con il patronato dell’Associazione nazionale combattenti e reduci.
Studente di legge a Vienna, Lorenzoni con la divisa dell’esercito austro-ungarico aveva combattuto in Galizia fino al ritiro dal fronte della Russia dopo la Rivoluzione d’Ottobre. Trasferito sul fronte italiano, ad inizio 1918 passate le linee sugli Altipiani si era arruolato come volontario nell’esercito italiano. Nel settembre 1919 aveva poi preso parte all’impresa di Fiume con Gabriele d’Annunzio e nel febbraio 1920 era nel Gabinetto del Comandante durante l’occupazione della città istriana come risulta da un’annotazione di Lorenzoni su un libretto ora nella disponibilità di Graiff. Tornato a casa il 3 maggio 1922 si era laureato in legge esercitando prima a Roma e poi a Trento. Sposato nel 1935, aveva due figli quando due anni dopo, nel 1937, era partito volontario “per partecipare alla lotta contro il comunismo in terra di Spagna”, morendo nell’aprile 1938 nella battaglia di Gandesa Tortona.
«Il pannello racconta tutto ma omette la medaglia d’oro, e questo mi pare una lacuna perché le medaglie d’oro sono una rarità non una regola, e Cles ne vanta ben tre. Perché nascondere quella di Lorenzoni!” - ribadisce Graiff. Le altre due medaglie d’oro sono rispettivamente Carlo Alberto de Bertolini, sottotenente medico caduto il 21 settembre in Abissina (Scioa) e Maria Assunta (Tina) Lorenzoni (nipote di Paolo Lorenzoni), crocerossina, infermiera e partigiana combattente, catturata dai fascisti e uccisa, “Gloriosa eroina d’Italia, sicura garanzia della rinascita nazionale” - annota in proposito il volume “Italia Eroica”.
In realtà, Cles qualcosa ha fatto per ricordare Paolo Lorenzoni intitolandogli, nel 1942, il rifugio Peller, come ricorda il pannello di Mosca. Ma della medaglia d’oro non c’è traccia. «La mia non è una polemica ma una precisazione doverosa perché la memoria di una comunità e di un popolo non si costruisce con gli omissis, ma guardando a viso aperto la storia, bella o brutta che sia» - conclude Graiff, che su questi temi si dice pronto ad un confronto pubblico.
Tirato in ballo, il curatore dell’iniziativa, Alberto Mosca, respinge le accuse. «Il tema della mostra era la Grande Guerra, quello che è successo dopo fa parte di un’altra storia». (g.e.)