Endrizzi: «Abbiamo perso l’ennesima buona occasione» 

La fusione fallita. Il sindaco di Ronzone “amareggiato e basito” per gli interventi di Ossanna e Dominici. «Il cavallo di battaglia dei contrari “Tutta l’Alta Val di Non unita” è una chimera»


Fabrizio Brida


Alta val di non. Il sindaco di Ronzone Stefano Endrizzi non ci sta. Dopo aver letto le ultime uscite sulla stampa locale del consigliere provinciale Lorenzo Ossanna e del presidente della Comunità di Valle Silvano Dominici, Endrizzi si dice basito e amareggiato.

Insieme da 6 anni

«Dalle loro parole sembra che i tre sindaci di Cavareno, Romeno e Ronzone si siano svegliati una mattina di qualche settimana fa dicendo “Che bello, andiamo d’accordo, quindi facciamo la fusione” – sostiene il primo cittadino di Ronzone –. Vorrei ricordare che nel settembre del 2013 si è costituita l’Unione Altanaunia tra i Comuni di Cavareno, Malosco, Sarnonico, Romeno e Ronzone, diventata operativa 6 mesi dopo».

In questa legislatura l’Unione ha proseguito, non con poche difficoltà, il proprio lavoro. «Ma di certo è stata l’unica vera gestione associata della nostra Provincia – sottolinea Endrizzi – e i risultati raggiunti sono inconfutabili. Le amministrazioni e le comunità di Cavareno, Romeno e Ronzone è da ben 6 anni che lavorano assieme. Era per noi doveroso proporre alla popolazione la creazione di un Comune unico».

Romeno è in Vallagarina?

Per quanto riguarda l’omogeneità dei territori a Endrizzi viene da sorridere. «Come se Romeno si trovasse in Vallagarina – ironizza il sindaco di Ronzone –. Da una parte si parla di alta Val di Non unita, dal “frutticolo” Malgolo al “tedesco” Tret, e poi si cercano i distinguo tra il turismo di Ronzone e la zootecnia di Romeno. Ma in Predaia non si sono fusi Comuni che vanno dalla turistica Coredo alla frutticola Taio? Dagli amici di Borgo d’Anaunia troviamo la frazione di Malosco con la “bandiera verde” per i regolamenti stringenti in materia fitosanitaria e i frutticoltori di Castelfondo e Vasio. Però Cavareno, Romeno e Ronzone non si potevano fondere, perché troppo diversi». Endrizzi sostiene inoltre di rabbrividire quando Ossanna parla di fusioni obbligatorie per i piccoli Comuni con la possibilità di recedere in deroga al requisito minimo dei 3.000 abitanti.

«Spiace poi per l’intervento a gamba tesa del collega Dominici – continua –. Forse ha dimenticato che non più tardi di alcuni mesi fa una delegazione di cittadini di Revò, Brez e Cagnò, suoi vicini e futuri cittadini come lui del Comune unico di Novella, hanno presentato quasi 1.000 firme (su 3.700 residenti) all’assessore regionale Cia per chiedere che la fusione venisse annullata. Ma sono i nostri 3 Comuni ad aver fatto le cose in fretta».

Per non parlare del nome del Comune unico. «Non è forse un “Belvedere d’Anaunia” stare sul “Doss” di Romeno e guardare i Pradiei o andare a Salter e con lo sguardo toccare quasi le Dolomiti di Brenta?».

Ma siamo seri

Il sindaco conclude sostenendo che il cavallo di battaglia “Tutta l’Alta Val di Non unita” (compresi Dambel e Sanzeno) del fronte del “no”, riferendosi in particolare alla minoranza di Romeno, sia una chimera. «Dambel e Sanzeno non sono mai stati alta Val di Non. Qualcuno crede davvero che Amblar-Don domani si fondano in un Comune unico d’ambito o che i futuri amministratori di Borgo d’Anaunia, con tutto il lavoro che avranno per far partire il Comune unico, si metteranno a lavorare per una fusione d’ambito? Siamo seri. Se fosse nato “Belvedere d’Anaunia” saremmo passati dai 10 Comuni del 2015 a 5 – conclude Endrizzi –. Di certo non la perfezione, ma un grande passo avanti. Per qualcuno però è stato più facile combattere il Comune unico, magari aspirando ad amministrare Romeno dal prossimo anno, che mettersi in gioco in una comunità di 3.000 persone. Abbiamo perso l’ennesima occasione».















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