Dalla “Generazione Z” la salvezza dell’agricoltura
Soluzione possibile. Reclutare i giovani sotto i 25 anni per il lavoro nei campi è la proposta sostenuta da Marco Parolini e dal consigliere comunale di Ville d’Anaunia Graziano Tolve
Val di non. Rischio agricoltura senza manodopera? Una soluzione possibile arriva da Ville d’Anaunia con il "Modello Gen Z" per il reclutamento di giovani e studenti della Generazione Z, preparato da Marco Parolini di Motylab, esperto in orientamento al lavoro e innovazione territoriale, con la collaborazione del consigliere comunale di Ville d’Anaunia con delega per le politiche giovanili e del lavoro, Graziano Tolve. «Si tratta di un progetto innovativo per risolvere un problema che quest’anno è aggravato dall’emergenza Covid 19 e che abbiamo presentato in Provincia e alla Coldiretti del Trentino» - spiega Tolve illustrando l’idea.
A rischio un quarto del raccolto
Con l’emergenza sanitaria è a rischio più di un quarto del raccolto nelle campagne italiane, svolto perlopiù da quelle mani straniere che ora sono rientrate in patria. Il raccolto rischia così di rimanere nei campi e la frutta sugli alberi. «Non possiamo più aspettare decisioni della politica che non arrivano o arrivano sempre dopo.
La natura prosegue il suo corso senza attendere i decreti, e se non ci muoviamo adesso con idee innovative rischiamo di rimanere travolti». In ballo ci sono numeri importanti: in Italia secondo la Coldiretti si tratta di 370 mila lavoratori regolari stranieri ovvero il 70% della manodopera totale.
Un fabbisogno stimato di 25.000 persone in Trentino, dove peraltro è a rischio anche il reclutamento della manodopera del turismo stagionale.
Le ragioni della crisi
Il progetto identifica le motivazioni della crisi di manodopera stagionale: il blocco delle frontiere; le quarantene forzate; il protrarsi dell’emergenza sanitaria anche nel paesi d’origine; la necessità di trattenersi in famiglia e la paura a spostarsi. «Una mobilità sempre più complessa che riguarderà anche il mercato del lavoro interno, perché anche gli italiani non si muoveranno più come in passato tra una regione e l’altra creando così problema soprattutto per la filiera del turismo. Per questo il modello che abbiamo preparato prevede di affrontare il problema in maniera sistemica di agricoltura e turismo insieme» - spiega Tolve.
Mancano 25 mila stagionali
Come descrive bene Parolini - che nel suo curriculum vanta consulenze con importanti gruppi economici e percorsi di Job trainer anche ad alto livello tra cui anche le Casse Rurali Trentine - le proposte attualmente in campo per risolvere il problema passano dal coinvolgimento di disoccupati e detentori di reddito di cittadinanza alla regolarizzazione degli extracomunitari; dai voucher alle piattaforme di matching online fino alla manodopera straniera con corridoi verdi, al pari dei lavoratori del settore sanitario e con isolamento fiduciario. «I voucher e le piattaforme on line di matching tra domanda e offerta -spiega Parolini -possono essere solo un primo passo e non risolvono il passaggio chiave: come trovare e rimpiazzare il 70% della manodopera straniera, cioè ben 25 mila lavoratori stagionali in Trentino?»
Esperienza educativa
Ecco allora la proposta di coinvolgere la Generazione Z (giovani sotto i 25 anni). «Questo perché sono in numero significativo: in Trentino si tratta di 79.400 giovani tra i 16 e i 29 anni, di cui 45.159 giovani della fascia 18 – 25 anni; (Fonte: Istat – Ispat, provincia di Trento)». E i vantaggi di utilizzare manodopera locale anziché straniera sono molteplici: educativo (si consente ai giovani di dare un contributo ad un problema e di fare un’esperienza); economico (120 milioni di euro di reddito che ogni anno rimarrebbero in Trentino; sostenibilità e misure anti-spreco, perché si evita che la frutta marcisca sugli alberi.