Ricette e padelle d’altri tempi
Alla Mostra dell’Etnografia anche il museo della “Dòna de ’sti ani”
LASINO. Nonostante la pioggia che ha caratterizzato lo scorso weekend, anche l’edizione 2018 della “Mostra dell’Etnografia del Trentino”, allestita negli spazi espositivi del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di S. Michele all’Adige, che quest’anno ha raggiunto il mezzo secolo di vita, ha fatto registrare un notevole successo, con la solita massiccia partecipazione di associazioni, provenienti dalle vallate trentine con le loro proposte legate alla tradizione, e con un costante flusso di visitatori, sempre più incuriositi dalla riscoperta di un passato, superato da una tecnologia sempre più esasperante.
Sono ormai da quattro edizioni che l’associazione “Retrospettive”, tramite il Comitato Museo della “Dòna de ‘sti ani”, partecipa alla Mostra di S. Michele, facendo conoscere di volta in volta i vari aspetti della sua attività, riguardanti nello specifico il ruolo della donna nel contesto della civiltà contadina. Il tema di quest’anno riguardava il confronto fra passato e presente: ossia una retrospettiva sull’evoluzione dei vari aspetti della vita contadina, legati alla vita ordinaria di tutti i giorni: dal vestiario, agli strumenti e suppellettili di casa (diversa tipologia di pentole e padelle e contenitori per la conservazione dei sottoprodotti di cucina, …), che servivano soprattutto per la predisposizione dei pasti, al momento del riposo (“el paion de sfoioni”, alla tipologia degli scaldaletto con la “monéga”, …); insomma uno stand che ha incuriosito non poco i visitatori. In siffatto contesto non poteva mancare il riferimento a qualche ricetta che un tempo andava per la maggiore, come “i cicioi” (dei grumoli di grasso che resistono alla liquefazione delle parti grasse del maiale, usati poi come condimento nelle varie pietanze), “i baldonazi o biroldi” (sanguinacci, ricavati dalla mescola di sangue di maiale, latte, noci tritate e cipolle stufate e opportunamente insaccati, messi poi a bollire in acqua); ma l’immancabile Loretta non ha fatto mancare ai visitatori qualche assaggino di “zucher d’òrz” (dolce con zucchero, noce di burro e mezzo bicchiere d’acqua, fatto abbrustolire in un pentolino) e i biscotti fatti in casa fatti lievitare con un po’ di ammoniaca. (m.b.)