«Il S. Giovanni “palestra” per i giovani medici»
La proposta. Il centro sanitario di Mezzolombardo secondo Giorgio Devigili è sottoutilizzato e potrebbe ospitare una sede distaccata della scuola di formazione in medicina generale
Mezzolombardo. Anche dal Covid nascono delle opportunità. Possono vedere la luce delle proposte nuove e può germogliare un fiore all’occhiello della medicina generale trentina: una scuola sul campo, in grado di garantire una formazione d’alto livello ai giovani medici del territorio, ma anche un servizio competente ai cittadini.
A lanciare la proposta di una sede distaccata a Mezzolombardo della scuola di formazione specifica in Medicina Generale è il responsabile sanitario del centro ospedaliero San Giovanni Giorgio Devigili – che nel borgo rotaliano è anche candidato sindaco – alla luce dell’esperienza vissuta durante l’emergenza Coronavirus.
Nei mesi scorsi, infatti, sei giovani medici sono stati protagonisti di un modello sperimentale organizzativo che li ha visti impegnati in prima linea nella gestione di una situazione nuova e delicata. Per questi ragazzi, di età media di 26 anni, è stato un battesimo del fuoco: sono stati “gettati nella mischia” in un momento critico e se la sono cavata egregiamente. Con loro è nato un modello organizzativo innovativo, che ora si intende strutturare e portare avanti.
«La mia idea è di formare dei medici in una struttura territoriale che ha già al suo interno sia servizi di degenza che attività ambulatoriali, oltre a un’infrastruttura all’avanguardia – spiega Devigili –. Il progetto è già sul tavolo delle istituzioni: un paio di settimane fa l’ho presentato all’assessorato alla sanità della Provincia e all’Ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Trento».
Secondo Devigili il San Giovanni è una struttura dalle potenzialità ancora inespresse. Sarebbe il luogo ideale dove i medici che frequentano la scuola di Medicina Generale di Trento, un percorso di 3 anni che porta alla specializzazione in medicina del territorio, potrebbero imparare sul campo il mestiere. Toccando con mano la professione e assumendosi delle responsabilità.
«Come accade per l’Istituto Agrario, dove gli studenti prima seguono le lezioni in aula e poi si spostano in campagna per sperimentare in maniera concreta cosa hanno appreso, il San Giovanni vuole essere il campo, la palestra dove i giovani medici possano crescere e formarsi – aggiunge Devigili –. L’emergenza sanitaria ha evidenziato l’importanza di una struttura sanitaria territoriale come il San Giovanni, che rappresenta un unicum nella nostra provincia. Qui è stato istituito il reparto Covid-19, che è stato collocato negli spazi dell’Hospice e delle Cure Intermedie per 20 posti letto complessivi».
La presenza delle cure intermedie, gestite direttamente dall’Azienda, permette - con la specialistica ambulatoriale e l’ambulatorio delle piccole urgenze di cui si auspica l’attivazione - di avere un panorama di attività e servizi di degenza che possono di fatto costituire fertile terreno per studiare sul campo la medicina territoriale.
«Sotto il profilo logistico – ricorda Devigili – non può non essere ricordato lo spazio per la didattica teorica, vale a dire la sala conferenze al quarto piano dell’edificio, apprezzata dall’assessore Stefania Segnana e dal direttore dell’Apss Paolo Bordon nel corso della loro visita di fine maggio. Ma anche gli ampi locali da trasformare in aule all’interno della palazzina a nord del centro sanitario, ad oggi inutilizzata e in previsione di essere abbattuta».
Una struttura che si candida dunque a essere non solo strategica per i servizi e per le risorse da mettere a disposizione dei cittadini. Ma anche un luogo dove formare i medici di oggi e di domani.