In Trentino tra le 1.200 e le 1.600 persone in lista d'attesa per un posto in Rsa
E intanto aumentano le rette: in media si passa da una spesa di 48,9 euro al giorno a 50,5 euro
TRENTO. "Nei giorni scorsi abbiamo incontrato l'assessore alla salute, Mario Tonina, e gli abbiamo sottoposto alcune urgenze, tra cui il numero minimo di personale finanziato e il percorso di associazione tra strutture più piccole e strutture più grandi per garantire la qualità dei servizi offerti". Così la presidente di Upipa, Michela Chiogna.
"Dobbiamo fare in modo che tutte le strutture alzino la propria qualità di servizio, che passa chiaramente per il numero di personale, sanitario e non. Inoltre vogliamo potenziare e sostenere le strutture più piccole, nel processo di aggregazione volontaria con strutture territoriali più grandi", ha aggiunto Chiogna. Un'altra criticità evidenziata riguarda le liste d'attesa, che si sono svuotate durante la pandemia e per poi congestionarsi nuovamente passata l'emergenza. "Attualmente stimiamo che vi siano tra le 1.200 e le 1.600 persone in attesa su tutta la provincia, mentre tutti i posti privati risultano coperti", ha specificato il direttore di Upipa, Massimo Giordani.
Intanto aumentano le rette, con incrementi medi del 3,12% e punte che arrivano fino al 6,67% dei costi giornalieri, in base alle necessità di bilancio delle diverse strutture.
Mediamente si passa da 48,9 euro al giorno a 50,5 euro. "L'aumento medio ponderato è di molto inferiore all'aumento inflativo, e quindi più basso del gradino da colmare. Si tratta di un incremento non omogeneo, ma corrispondente allo stretto necessario per garantire budget in pareggio delle diverse strutture provinciali", ha spiegato Michela Chiogna.
Le strutture pubbliche di servizi alle persone sono state divise in quattro gruppi, in relazione all'aumento della retta giornaliera. Si passa dall'incremento percentuale superiore al 4% (16 strutture), per un valore complessivo compreso tra i due e i tre euro, fino alla strutture che, per introiti patrimoniali, hanno deciso di non aumentare le rette. La maggior parte delle strutture si trova tra un aumento compreso tra lo zero e il 3,15% (15 strutture) e tra il 3,15 e il 4% (14 strutture).
"Prima di approvare il budget chiamiamo sempre i rappresentati dei famigliari e condividiamo con loro il budget. Rileviamo comprensione per un aumento fermo da dieci anni e la ferma richiesta che qualità servizi siano mantenuti", ha concluso Chiogna.