Dolomiti

Paura in Marmolada: la valanga in un'area teatro di grandi slavine

L'enorme massa di neve che ieri ha coinvolto due scialpinsiti fassani (padre e figlio), fortunatamente senza conseguenze gravi, ha seguito un tracciato simile a quella che a fine 2020 distrusse il rifugio Pian dei Fiacconi, non lontano dal punto in cui vi fu il tragico distacco del 3 luglio 2022. Bollettino:  pericolo prevalentemente di grado 1 (debole), ma in qualche area si sale al 2 (moderato)

 



TRENTO. Un distacco anomalo, in una giornata fredda e nella quale non era il pericolo valanghe non risultava preoccupante. Fortunatamente, la massa di neve che ha travolto due scialpinisti fassani impegnati nella discesa, impegnati nella discesa, nel primo pomeriggio di ieri, non ha avuto conseguenze gravi. 

Ma tanta è stata l'apprensione e gigantesca la macchina dei soccorsi, scattata dopo l'allarme lanciato da un uomo di 68 anni che ha visto il figlio di 27 anni finire sotto la neve : subito gli operatori del 118 di Belluno, che hanno raccolto la chiamata, hanno attivato la centrale unica dell'emergenza di Trento che ha mobilitato l'equipaggio dell'elicottero dei vigili del fuoco permanenti di Trento, nonché i velivoli di soccorso dell'Aiut Alpin Dolomites e del Suem di Belluno.

Valanga sulla Marmolada, coivolti due scialpinisti fassani: padre illeso, figlio in ospedale

Enorme macchina dei soccorsi con personale e mezzi di Trento, Belluno e Bolzano per portare in salvo un ragazzo fassano di 27 anni e verificare che non vi fossero altre persone sotto la neve nell'area tra Punta Rocca e Pian dei Fiacconi [foto: Soccorso alpino]

La massa di neve si è staccata poco sotto Punta Rocca, a circa 3000 metri di quota, e ha seguito un tracciato simile a quello che nel 2020 aveva percorso la paurosa slavina che devastò il rifugio Pian dei Fiacconi (dove epr fortuna non c'erano persone).

L'area è anche nei pressi del punto in cui si verificò il distacco di un seracco all'origine della tragedia del 3 luglio 2022 nella quale undici persone persero la vita. Erano le 13.43 di una domenica molto calda, quando all'improvviso precipitarono a valle circa 63.300 metri cubi di materiale a una velocità di 50-80 metri al secondo, portando con sé roccia e detriti.

Ieri, 7 aprile, le operazioni di soccorso sono terminate alle 16. La valanga, di grandi dimensioni, si è arrestata poco sopra Pian dei Fiacconi ma non ha sepolto interamente gli sciatori. Il padre è rimasto fuori dalla neve e risulta illeso,nel il figlio è stato solo parzialmente sepolto e ha riportato alcuni traumi per i quali ora si trova in cura all'ospedale San Martino di Belluno. Entrambi sono  residenti a Mazzin.

Oltre alla stazione del Soccorso alpino e speleologico Alta Fassa, sono intervenute l’unità cinofila di turno a Trento, quella dell’Aiut Alpin e di Belluno. 

Sono state allertate le stazioni di Centro Fassa e Moena, ciascuna con alcuni operatori in piazzola; il Soccorso Alpino Alleghe e val Fiorentina, Livinallongo e Val Pettorina nel bellunese, l’unità cinofila di Moena della Polizia di Stato anch’essa pronta in piazzola e l’unità cinofila del Veneto. Allertata anche la centrale dei Vigili del fuoco di Trento per supporto alle piazzole e i vigili del fuoco volontari di Canazei.

L’elisoccorso ha immediatamente localizzato il target e ha portato in quota una decina di operatori. Il ferito è stato immediatamente soccorso e, prestate le prime cure, è stato trasportato in elicottero all’ospedale di Belluno. 

L’altro scialpinista è stato riportato a valle. Gli operatori del soccorso hanno quindi proceduto a bonificare la valanga. 

Una volta appurato che nessun altra persona era rimasta coinvolta, anche in base alle testimonianze delle due persone coinvolte le quali hanno riferito di essere sole sul pendio al momento dell’incidente, le operazioni si sono concluse riportando in piazzola tutti i soccorritori.

Il bollettino pubblicato sul sito Valanghe Report riporta oggi per quella zona, così come per il resto delle aree montuose in Trentino, Alto Adige e Bellunese, riporta un pericolo prevalentemente di grado 1 (debole) che sale al 2 (moderato) in alcuni segmenti sopra i 2.500 metri, fra i quali anche quello dolomitico lungo il confine orientale fra Trento e Belluno. Presente anche un richiamo sul pericolo rappresentato dai lastroni da vento e da strati deboli persistenti.

La tendenza del pericolo valanghe è indicata in diminuzione per mercoledì 9 aprile.

Con vento forte, si legge, negli ultimi giorni soprattutto nelle zone in prossimità delle creste esposte in tutte le direzioni si sono formati accumuli di neve ventata in parte instabili.

Gli strati deboli presenti nella neve vecchia possono distaccarsi ancora in seguito al passaggio di alcuni appassionati di sport invernali. Tali punti pericolosi si trovano soprattutto sui pendii ombreggiati molto ripidi al di sopra dei 2500 m circa. Ma soprattutto nelle zone in prossimità delle creste, nelle conche e nei canaloni gli accumuli di neve ventata degli ultimi giorni possono localmente subire un distacco.

Attenzione sui pendii carichi di neve ventata specialmente al di sopra dei 2500 m circa e nelle zone vicino alle creste esposte in tutte le direzioni.

Le valanghe possono a livello isolato coinvolgere gli strati più profondi del manto nevoso e raggiungere dimensioni medie. Ciò sui pendii ombreggiati molto ripidi soprattutto ad alta quota.

Principalmente sui pendii poco frequentati esposti a ovest, nord ed est, all'interno del manto di neve vecchia si trovano strati fragili instabili. Ciò sui pendii ombreggiati al di sopra dei 2500 m circa.

Con il vento a tratti forte, gli accumuli di neve ventata sono cresciuti. Il manto nevoso è estremamente variabile a distanza di pochi metri a livello generale.

Al di sotto del limite del bosco è presente poca neve.













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