Montagna

Ermanno Salvaterra, i funerali dell'alpinista oggi a Pinzolo

Il rocciatore di 68 anni ha perso la vita ieri sulla via Hartmann/Krauss del Campanile Alto. Era il primo di cordata quando probabilmente un appiglio di roccia ha ceduto. Domani alle 17 l'ultimo saluto della sua comunità

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TRENTO. Pinzolo si prepara a dare l'ultimo saluto al noto alpinista Ermanno Salvaterra. I suoi funerali si terranno oggi, domenica 20 agosto alle 17 nel cimitero di Pinzolo. 

L'uomo ha perso la vita ieri mentre scalava il Campanile Alto, sulle Dolomiti di Brenta. La salma del rocciatore e guida alpina, sarà poi cremata.

Il mondo dell'alpinismo ha accolto con dolore e sgomento, ieri, la notizia della morte di Ermanno Salvaterra, noto a livello internazionale per le sue imprese sulle Dolomiti di Brenta e sulle montagne della Patagonia.

Ermanno Salvaterra aveva 68 anni ma era ancora un forte ed esperto alpinista, tanto che ieri stava percorrendo, assieme a un cliente, la via Hartmann/Krauss, sulla cresta occidentale del Campanile Alto, quando alle 18 è precipitato per una ventina di metri andando a sbattere contro le rocce a una quota di circa 2.750 metri di altitudine.

L'alpinista era conosciuto come "l'uomo del Torre" per le sue numerose spedizioni sul gruppo del Cerro Torre, tra Argentina e Cile, di cui aveva raccontato anche in due libri. 

L'alpinista era nato nel 1955 a Pinzolo,dove ha sempre vissuto a stretto contatto con le vette alpine. I genitori gestivano il rifugio "XII Apostoli", di cui lui stesso divenne gestore ufficiale fino al 2007. 

A 11 anni la prima scalata sulle Torri d'Agola, mentre nel 1979 diventò guida alpina e iniziò una serie di ascensioni in solitaria, riuscendo anche a portare a termine l'arrampicata, in dodici ore consecutive, sul Crozzon di Brenta, Pilastro della Tosa, Campanile Basso, Brenta Alta e Campanile Alto.

Nel 1988, divenne campione italiano di chilometro lanciato sugli sci, con i 211,640 chilometri all'ora (record detenuto per cinque anni), mentre dal 1982 iniziò una serie di spedizioni in solitaria in Patagonia, aprendo nuove vie sul Fitz Roy, il Cerro Torre e sulle Torri del Paine. Proprio sul Cerro Torre completò la via Maestri per la prima volta in inverno, nel 1985, e aprì una variante diretta nel 1999. Nel 1993, invece, attraversò il campo di ghiaccio Patagonico Sud.

Scrittore, cineasta ed esploratore, Salvaterra era spesso ospite del Trento Film Festival, dove presentava le proprie opere e raccontava delle spedizioni sulle vette della Patagonia. Il suo "Il grande sogno" è tra i libri del 59° Premio selezione Bancarella sport 2022.

"Eravamo sempre in contatto. Lui ha aperto definitivamente tutte le pagine vuote della storia del Cerro Torre. Sono molto triste: è una morte che mi tocca molto. Sono anche preoccupato perché ultimamente abbiamo perso dieci dei più grandi alpinisti viventi", ha detto Reinhold Messner. Cordoglio per la morte di Salvaterra è stato espresso anche dal mondo dell'alpinismo locale: "Ci lascia una grande persona", ha scritto la Società degli alpinisti tridentini (Sat).













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