La storia

Gabriella come Asterix, “l’Alimentari” che resiste 

Uno dei pochi negozi di vicinato che a Bolzano tiene ancora testa all’assalto dei supermercati. Mazzetto ha 83 anni, di cui 54 passati dietro il bancone: «Se smetto, muoio. È la mia vita»  


Luca Fregona


Bolzano. Gli emiliano-romagnoli trapiantati a Bolzano dicono che i migliori ce li ha lei, la “Gabri”. E se lo dicono loro, c’è da crederci: basta vedere la fila dentro e fuori l’antivigilia di Natale. “Alimentari Mazzetto”, via Duca D’Aosta, dietro il tribunale. La “Gabri”, al secolo Gabriella Mazzetto, i tortellini li fa venire da Mantova. Lo stesso laboratorio da anni, dove le sfogline chiudono il turtléin a mano come Dio comanda. Tortellini ma anche passatelli, tagliatelle, lasagne, i tortelli di zucca, gli agnoli... Altro che würstel e knödel. Qui dentro si mangia solo italiano. «I miei clienti - dice la Gabri - sono la mia famiglia. Mi raccontano le loro disgrazie e io racconto le mie». Sempre di buon umore, con il sorriso largo, questa bella signora che ha festeggiato da poco 83 primavere, è dietro il bancone da 54 anni. «Era il 1971. Adoro questo lavoro. Il contatto con la gente mi tiene viva e reattiva. Quando sto a casa, mi sembra che il soffitto mi caschi in testa...». Un cardiologo tra i migliori del San Maurizio le misura la pressione due volte in settimana. «Mi ha detto - ride - che il lavoro è la mia medicina, che non devo smettere, perché, se smetto, muoio. E allora io faccio quello che dice il dottore».

Accanto ha una collaboratrice giovane, Claudia Cerea, che ha la stessa passione e ragiona come lei. I clienti li conoscono davvero uno a uno. Il poliziotto di scorta in tribunale per il panino, il giudice ghiotto di insalata russa, la signora che mangia solo il pane di Altamura arrivato direttamente dalla Puglia. E ancora: le impiegate degli uffici finanziari; gli avvocati degli studi intorno; gli anziani della vecchia borghesia delle professioni (e i loro figli, e i loro nipoti...), che vivono tra via Duca D’Aosta e Corso Italia. Ormai si contano sulle dita di una mano i negozi così: i “vecchi” alimentari sotto casa. Quei posti dove entri e sanno come ti chiami. E ci trovi tutto: il pane, la pasta, la frutta e la verdura, il caffè quando sei a secco. E le ghiottonerie che la Gabri fa arrivare da mezzo Stivale: zamponi, cotechini, panettoni.

Come il villaggio di Asterix, lei resiste all’attacco sfiancante dei centri commerciali e della grande distribuzione. «È dura - ammette senza lagnarsi -. Io ho la fortuna di possedere i muri, altrimenti avrei chiuso già cento volte. I costi di gestione sono altissimi». Un mestiere che richiede dedizione e tanto lavoro. «Si apre alle 7.30. Il pomeriggio si tira avanti fino alle 19.30, se non le venti. Devi sempre essere gentile e disponibile, quello, il contatto umano, è il valore aggiunto rispetto ai supermercati». Entra una signora, ordina due tartarughe e “un etto e 40” di prosciutto cotto: «Gabri, per la cena della vigilia di Natale fai tu. Passo domani a quest’ora». (lf)

 













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