Mi ritorni in mente

6 marzo 1976. Semirurali, demolizioni e sfratti tra le proteste

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Marzo 1976 esplode la protesta alle Semirurali contro gli sfratti esecutivi, necessari per proseguire con l’abbattimento delle casette e liberare così aree per costruire complessi residenziali in “verticale” con molti più alloggi. Il problema è che le famiglie cacciate finiscono sulla strada, perché l’Ipeaa (oggi Ipes) non ha appartamenti disponibili, e il mercato privato della casa (ieri come oggi) non è accessibile a chi campa con la paga da operaio o da impiegato. Anche il Comune, che cerca di tamponare la situazione, non ha un numero sufficiente di alloggi a disposizione. 

Il 6 marzo la protesta esplode in una via Brescia presidiata da due cordoni di polizia e carabinieri: due famiglie su tre oppongono resistenza passiva all’ufficiale giudiziario. A dar manforte agli sfrattati c’è tutto il sottobosco della contestazione anni Settanta: vari comitati di base di sfrattati e per la casa, Lotta continua, le federazioni giovanili del partito comunista e del partito socialista, la sinistra alternativa, eccetera eccetera. 

L’ufficiale bussa alla porta degli Agostino, “dal cui balcone sventola la bandiera di Lotta Continua”. Da dentro rispondono che c'è una donna malata, e che, quindi, non possono in alcun modo lasciare la casa. Il funzionario passa allora alla seconda famiglia, i Fenice. Stessa musica. «Non possiamo andarcene perché l'alloggio che ci è stata promesso non è ancora pronto. Anche il pretore ci ha dato ragione».

Mentre l’ufficiale giudiziario traccheggia in strada cercando di capire cosa fare, un giovane Gianni Lanzinger, avvocato delle due famiglie, «rileva la sospensiva del pretore per i Fenice e che alcuni atti non erano stati trasmessi alle famiglie interessate dal provvedimento di sgombero».

Risultato: «Al termine di due ore di consultazioni, sopralluoghi, discussioni - scrive l’Alto Adige -, è stato reso noto che si era di fronte a un incidente di esecuzione. Lo sgombero è stato quindi sospeso».

L’annuncio del mancato sfratto viene accolto dai dimostranti (qualche centinaio, riferisce il cronista) al grido di «l’ Ipeaa a Bolzano cosa fa? Abbatte case vecchie, ma di nuove non ne fa». (LF)













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