arte

I girasoli ucraini a Trento, a un anno dall'invasione russa

Prima esposizione retrospettiva in Italia (insieme a Viterbo) di  Maria Prymachenko, dal Museo nazionale di Kiev.  Le sue opere famose in tutto il mondo


Sonia Kohlmann


TRENTO. Fra una candidatura alla Regione Lombardia e la gestione del Comune di Sutri, il sottogretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ha il tempo per avere molte idee. È infatti «da un’idea di Vittorio Sgarbi» anche l’ultima mostra che il Mart ha portato negli spazi del Palazzo delle Albere. Da qualche giorno è possibile visitare «I girasoli ucraini», una retrospettiva di opere di Maria Prymachenko, dal Museo nazionale di Kiev. Si tratta della prima mostra italiana su Maria Prymachenko, icona dell’arte naif, artista simbolo della cultura ucraina, che fu artista Unesco nel 2009. Sono 54 opere che arrivano a Trento, mentre altre 15 saranno allestite a Viterbo, al Museo dei Portici, dove Vittorio Sgarbi è assessore comunale alla cultura.

Nonostante Maria Prymachenko (1909-1997) non sia mai uscita dalla sua Ucraina e abbia vissuto per quasi novant’anni nella natale Bolotnja, le sue opere sono diventate famose in tutto il mondo. A partire dagli anni ‘30, i suoi lavori vengono presentati dapprima a Kiev, poi a Mosca, Leningrado (oggi San Pietroburgo), Varsavia, Praga, Sofia, Parigi e persino a Montreal. Il suo curriculum è luminoso: nel 1937 riceve la medaglia d’oro all’Esposizione Universale di Parigi. Nel 1966 viene insignita del maggior riconoscimento nazionale, il Premio Taras Hryhorovych Shevchenko; qualche anno dopo alcune sue opere vengono scelte per un’esclusiva serie di francobolli.

Dopo la morte, l’astrologo Kiym Curjumov le intitola un pianeta (1998). E nel 2009 l’Unesco la sceglie come artista dell’anno e la città di Kiev le dedica un viale (ex viale Lichacev). L’anno scorso, in uno dei primi giorni dell’invasione militare da parte della Russia, 25 opere sono state distrutte durante uno dei bombardamenti nella zona di Kiev. Erano custodite nel Museo di Storia Locale di Ivankiv, oggi scomparso. La notizia, twittata Ministero degli Affari Esteri dell’Ucraina, fece il giro del mondo. Esponente della pittura naif, erede di una tradizione folcloristica secolare che affonda le proprie radici nell’arte paleolitica, Maria Prymachenko ispirò grandi artisti come Picasso, Matisse e Chagall.

Con il suo stile riconoscibile, vivace, immediato è stata amata da diverse generazioni che, a partire dalla prima metà del Novecento, hanno contribuito a costruirne il mito. Nella sua lunga vita Maria Prymachenko fu instancabile: ricama, disegna, dipinge, realizza grafiche, decora ceramiche; si stima che lungo la sua carriera abbia realizzato circa 5mila opere. La sua arte mescola cultura popolare e arte moderna, risignifica l’iconografia della tradizione ucraina, racconta esperienze personali e sogni. Con animali fantastici, flora lussureggiante, simboli ancestrali Prymachenko ridefinisce gli immaginari popolari e li rende universali. Ricordando nella simbologia di una fauna fantastica il nostro Ligabue.

Tra ricchissimi dettagli e colori accesi, non c’è spazio per le superfici vuote, il movimento ornamentale è costante, immutabile, calmo e senza fine. Le pitture hanno ritmo, nell’assenza di spigoli risultano magnetiche, quasi ipnotiche. Soggetti familiari (animali, fiori, elementi naturali) sembrano ammiccare ma, nel contempo, creano dissonanze. Si tratta di regni misteriosi, luoghi magici popolati da forme irreali. Che cosa sono le opere di Prymachenko? Si tratta di pittura o di disegno al cavalletto? Nel suo lavoro l’artista combinava in modo sorprendente le due tecniche. Le sue carte sono al contempo grafiche pittoriche e immagini grafiche.

Il lavoro di Mariya Pryimachenko si nutre di antiche tradizioni ucraine, le sue immagini sono piene di una combinazione di percezione individuale del mondo circostante, della pittoresca natura ucraina, di racconti popolari, di canzoni, di rituali, di sincerità e ospitalità della terra ucraina). Nella sua opera, la pittrice sintetizza la storia culturale e artistica di un grande paese oggi distrutto dalla guerra. Una storia, spiega Julya Shilenko, curatrice del Museo Nazionale Taras Shevchenko di Kiev, che rivive negli animali raffigurati nei tradizionali dolci al miele, nei mondi cantati nelle ninne nanne delle mamme, nei decori dei tessuti e dei tappeti, nei ricami e negli arredi. «Le opere di Prymachenko testimoniano l’eredità di una grande e varia scuola di arte popolare, la cultura secolare del popolo ucraino».

Un insieme di elementi che mescolano «realtà, intuizione, fantasia e subconscio. Quando la “casa della strega” si apre, il suo favoloso, immaginifico, a volte persino bizzarro immaginario esceo». La doppia esposizione di Trento e Viterbo - dice un comunicato - «rappresenta un importante segnale di solidarietà e vicinanza culturale all’Ucraina, a un anno dall’invasione russa».













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