Teatro

Mario Cagol debutta l’11 ottobre a Villazzano: «Mi faccio un regalo recitando Novecento»

Una prova d'attore che Cagol affronta in un momento della vita professionale dove la maturità ti aiuta a cercare nuovi approdi, storie da condividere, emozioni da trasmettere



TRENTO. «Avevo il libro sul comodino da tempo e in cuor mio sapevo che prima o dopo sarebbe diventato uno spettacolo o forse quelle pagine mi sfidavano e io ho accettato la sfida». Mario Cagol non nasconde una certa emozione nel raccontare che fra poco debutterà con Novecento, il monologo scritto nel 1994 da Alessandro Baricco. Lo farà l'11 ottobre e in replica il giorno dopo al Teatro di Villazzano per la regia di Mirko Corradini.

Una prova d'attore che Cagol affronta in un momento della vita professionale dove la maturità ti aiuta a cercare nuovi approdi, storie da condividere, emozioni da trasmettere. L'attore trentino, noto per lo straordinario successo dei suoi personaggi a partire da Nonna Nunzia ma anche per l'intenso La Grande Nevicata dell'85 dice: «Vorrei fare Novecento perché è un testo meraviglioso. E' una poesia.Vorrei farmi un regalo interpretandolo. Questo monologo l'ho acquistato in libreria tanti anni fa e da subito mi è entrato dentro. Ogni tanto lo rileggevo, ancora oggi lo faccio, quando mi serve un porto sicuro...strano no? Un porto sicuro, leggendo del viaggio di una nave in mare aperto. Novecento è magia. Una storia che ti incanta che ti travolge. Tutti noi come Novecento, abbiamo la nostra nave, la nostra Virginian, dalla quale cerchiamo di scendere...di vincerla...o di navigarci assieme. Sono molto legato a questo testo, sono molto legato anche alla copia che ho acquistato...a pagina 58 c'è un quadrifoglio...è stato messo li dalla persona che il cielo mi ha donato e l'ha portata nella mia vita. A lei vorrei dedicare questo monologo ringraziandola per essere ancora al mio fianco».

Novecento, che nel 1998 fu trasposto in versione cinematografica da Giuseppe Tornatore ne "La leggenda del pianista sull'oceano", è un'opera profonda e ricca di interpretazioni, attraverso la quale Alessandro Baricco emoziona e fa riflettere sulle scelte di vita, sul rapporto tra l'uomo e il concetto di infinito, sul superamento dei propri limiti.Le musiche sono quelle originali del film di Ennio Morricone, mentre le luci giocheranno un ruolo molto importante.Il debutto si avvicina e Cagol sente che l'adrenalina sale.

«Presento Novecento con un pizzico di coraggio e spero non con incoscienza. Vorrei che al pubblico arrivasse lo splendido racconto di Baricco, metafora della nostra vita, la sua molteplicità. La vita è qualcosa di totalmente inaspettato, sempre. Questo perché le possibilità sono così tante e così diverse, che spesso si fa difficoltà a scegliere. Questa è la preoccupazione principale di Novecento: scegliere. La scelta implica rinuncia e la rinuncia spesso provoca angoscia. Ma vivere significa questo».

Sul palco con Mario Cagol ci saranno dei pianisti che si alterneranno, ovvero Luca Schinai, Michael Strom ma che, grazie al gioco di luci di Leonardo Liberi, scompariranno e appariranno. La produzione è della Compagnia Teatro e in collaborazione con Coordinamento Teatrale Trentino e Centro Servizi Culturali Santa Chiara.

Con questo lavoro c'è il rischio di spiazzare il pubblico? «Non credo. Vorrei che venissero a vedere Novecento per ascoltare una storia che racconto. Sarò Mario Cagol e stasera per un'ora e mezzo vi racconto una straordinaria avventura della vita che riguarda tutti».

C'è poi un altro aspetto che ha spinto Mario Cagol a cimentarsi con Novecento ed è il suo amore per la parola. «Se dovessi scegliere cosa fare tra le mie varie attività non avrei dubbi e sceglierei di fare radio racconti o podcast (grande successo quelli realizzati per l'Adige sui fatti di cronaca e sulla Grande guerra, ndr). Mi piace ascoltare le parole perché ti permettono di riempirle di significati e arrivano ad ognuno di noi direttamente».













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