STORIE & VOLTI

Mario Roat, la storia appassionante del “papà” delle filodrammatiche trentine

Diede vita alla Cofas e alla Compagnia teatrale “Gad Città di Trento”. Grande amico di don Onorio Spada, fu attore, commediografo, scenografo e costumista (foto Archivio Cofas)

LE IMMAGINIMario Roat, il papà delle filodrammatiche trentine


di Claudio Libera


TRENTO. Tra le tante storie che si possono raccontare in un momento così particolare e mai prima vissuto, in cui lo spettacolo, in tutte le sue accezioni ed a tutti i livelli ed emisferi, è fermo da oltre un anno, è bello ricordare chi ha fatto la storia del teatro, in questo caso locale. Così, prima di narrare la storia della Cofas, Compagnie Filodrammatiche Associate del Trentino, del suo attuale direttivo, dei sei presidenti che prima di Gino Tarter hanno guidato il sodalizio, è bello narrare la storia di chi in pratica la ideò, ad un secolo suonato dalla sua “invenzione”.

Si tratta di Mario Roat. Poliedrico personaggio del panorama teatrale trentino: ideatore e presidente della Cofas, fondatore e regista della Compagnia teatrale “Gad Città di Trento”, attore (brillante interprete di ruoli sia comici che drammatici), commediografo (autore di componimenti teatrali in italiano ed in dialetto trentino, adattatore di testi classici), fondatore e curatore del periodico “Teatro per Idea”, scenografo e costumista.

Mario Roat nasce a Trento il 21 marzo 1920, da Gioacchino, impiegato alle Poste e da Enrichetta Roat, casalinga, entrambi originari di Ischia, frazione di Pergine Valsugana. Fin da piccolo si appassiona a tutto ciò che riguarda il teatro, muove i suoi primi passi sul palcoscenico nella Filodrammatica di Ischia, seguendo le orme del padre, che ne era stato componente in gioventù. I genitori, dopo le medie, iscrivono Mario al Collegio di Ala, gestito da religiosi, per fargli intraprendere gli studi classici. Egli li interrompe però dopo due anni di ginnasio, perché sente in sé una “vocazione” ben diversa da quella ecclesiastica.

Nel 1934, a 14 anni fonda, insieme ad un gruppo di coetanei, la “Spensierata”, compagnia di ragazzi, tutti al di sotto dei 15 anni, che si esibiscono nel teatro dell’Oratorio del Duomo di Trento. Il gruppo prosegue l’attività per cinque anni, finché nel 1940, allo scoppio della Seconda Guerra mondiale, i suoi componenti vengono chiamati alle armi. Roat, che nel frattempo ha iniziato a lavorare come cassiere alle Poste Centrali di Trento, viene inviato allo Smistamento Posta Militare del Nord Ovest, che ha sede ad Alessandria. Qui trova altri commilitoni appassionati di teatro, con i quali fonda, nel novembre del 1940, la “Filodrammatica Posta Militare”.

Nel piccolo teatro di S. Maria del Castello conosce Carla Gho, che al termine della guerra diventerà sua moglie. Da anni una grande amicizia lo lega a don Onorio Spada (dinamico sacerdote, cappellano militare degli Alpini) e a Fabio Trotter (dirigente di Azione Cattolica). Primi ad avere un'idea simile in tutta Italia, essi progettano la Cofas (Compagnie Filodrammatiche Associate), istituzione senza scopo di lucro, volta a promuovere lo sviluppo delle associazioni teatrali del Trentino.

La Cofas nasce a Predazzo, in Val di Fiemme, il 15 agosto 1945, tre mesi dopo la fine del conflitto mondiale. Dopo aver rivestito inizialmente il ruolo di consigliere, Mario Roat ne diverrà il presidente, carica che ricoprirà fino alla sua scomparsa. Il suo pensiero viene accolto e diffuso tra le filodrammatiche di tutto il Trentino, tanto che oggi l'Associazione è più che mai vitale e vanta ben 120 Compagnie affiliate. Mario crea un giornale di alcune pagine, “Teatro per Idea”, in cui illustra la sua “idea” di un teatro che, anche tra i dilettanti, sappia diffondere un messaggio culturale, per “uscire dal semplice divertire ed arrivare al grande educare”. Il periodico, portato avanti dai suoi collaboratori, è tuttora pubblicato ed inviato alle filodrammatiche iscritte. Nel 1946 Roat fonda a Trento la Compagnia del “Teatro Sperimentale Trentino” (T.S.T.), nella quale recitano sia uomini che donne, condizione rivoluzionaria per l'epoca. Roat ricopre i ruoli di attore e di regista, con l'intento di “sperimentare” testi teatrali di buon livello, “perché il Teatro divenga non solo strumento di comunicazione, ma motivo di arricchimento per chi recita e per chi ascolta”.

Il gruppo prende in seguito il nome di G.A.D. (Gruppo d'Arte Drammatica) Sperimentale “Città di Trento”, compagnia tuttora operante a pieno regime sul territorio regionale e nazionale. Le opere che Roat predilige sono quelle classiche, ma talvolta si tratta di testi estremamente lunghi e complessi che, se recitati integralmente, potrebbero risultare troppo impegnativi. Egli effettua quindi dei “liberi adattamenti”, soprattutto con alcune tragedie di Shakespeare o commedie di Molière, che vengono presentate al pubblico trentino in versioni più brevi e semplici. Il commediografo più amato da Roat è Carlo Goldoni ma il repertorio spazia da Paul Claudel ad Arthur Miller, da Garcia Lorca a Lope de Vega.

La Compagnia non dispone di un proprio teatro a Trento e per anni si esibisce nelle sale di svariati paesi del Trentino, andando a toccare anche le valli più lontane e disagiate. Nel 1950 la famiglia Roat è allietata dalla nascita del figlio Francesco e nel 1956 da quella della figlia Roberta, che ben presto condividerà la passione del padre, affiancandolo sulle tavole di molti palcoscenici. Nel '58, con l'organizzazione della trasferta a Monaco di Baviera, Mario avvia quella che diventerà una tradizione annuale per il Gad: esibirsi all'estero, con l’appoggio dell'ente “Trentini nel mondo”, recitando per i numerosi emigrati italiani residenti in quei paesi.

È l'occasione per unire l'impegno allo svago, pur utilizzando semplici mezzi: i lunghi percorsi vengono effettuati in macchina con valigie stipate ed il minimo di attrezzatura necessaria; i pasti sono spesso frugali, consumati tra una tappa e l'altra nelle aree di sosta ai margini delle strade; i pernottamenti sono offerti dalle Missioni Cattoliche Italiane. Le tournée all'estero si ripetono, quasi ogni anno, con una sessantina di rappresentazioni, che si protraggono fino al 1974: una decina di volte in Francia (con Parigi, Lione, Saint Etienne come luoghi privilegiati), cinque volte in Inghilterra (Londra, Bedford, Peterborough) e poi in Belgio, Olanda, Lussemburgo, Svizzera, Germania, Spagna.

Nel giugno 1961 Mario Roat riceve l'onorificenza di “Cavaliere” per meriti artistici, cui seguirà nel 1967 quella di “Cavaliere Ufficiale”, per il suo costante impegno nell'ambito del teatro. Divenuto Direttore della Sezione Portalettere di Trento, Roat nel pomeriggio può dedicare più tempo alle sue passioni, in particolare alla stesura di nuovi testi teatrali. Nel corso degli anni, oltre ai numerosi adattamenti dai classici, egli scrive una decina  di opere, tra cui “La saga del vento”, “Fascino Azteco”, “Alhambra, addio”, “Nostalgie”, “Elisabetta regina”, “Bellesini, maestro de la pora zent”, “El Pero Pocio e so fradel gemel”. Nel febbraio del 1974, dopo tanti anni di attesa, il Gad dispone finalmente di una sede propria, con un palcoscenico su cui preparare gli allestimenti ed un teatro in cui presentarsi al pubblico del capoluogo.

La saletta in Piazza S. Maria, anche se piccola, dispone di un magazzino, dove riporre il materiale scenico e la gran quantità di costumi di varie epoche che la Compagnia possiede, molti dei quali sono frutto della passione per il cucito di Mario: egli realizza costumi di scena o li riadatta, li riveste con nastri, pizzi, lustrini, che cuce a mano con pazienza. È proprio nella piccola sala di S. Maria che Roat, nell’autunno del 1977, allestisce “Uno sguardo dal ponte” di Arthur Miller, che sarà il suo inconsapevole “addio alle scene”. Il 25 ottobre 1977, a soli 57 anni, Mario Roat ci lascia improvvisamente, colpito da emorragia cerebrale, tre giorni dopo la sua ultima interpretazione, presentata nel teatro che aveva ardentemente desiderato.

Mario Roat, il papà delle filodrammatiche trentine

Le foto dall'Archivio Cofas del poliedrico attore trentino che diede vita alla Cofas e alla Compagnia teatrale "Gad Città di Trento" - L'ARTICOLO con la sua storia













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