Yema e Neka: il film sui fratelli Crippa premiato a Milano
Menzione d’onore all’International Ficts Fest per il lavoro del regista Valsecchi che racconta la storia dei due atleti
TRENTO. Il film sui fratelli Crippa premiato a Milano. Il documentario “Yema e Neka” del regista valtellinese Matteo Valsecchi ha vinto la Mention d’Honneur al 34° Milano International Ficts Fest nella sezione Sport & Society. Il premio è stato consegnato lunedì sera al regista Valsecchi, durante la cerimonia di premiazione all’Auditorium Testori di Palazzo Lombardia. “Yema e Neka”, presentato nel maggio dello scorso anno al 63° Trento Film Festival nella sezione Orizzonti Vicini è stato girato a Montagne (Tre Ville), nelle Valli Giudicarie, dove la famiglia Crippa viveva fino a poco tempo fa e dove sono arrivati più di 10 anni fa i due fratelli atleti. E infatti il documentario racconta la storia personale e famigliare dei due atleti Yemaneberhan e Nekagenet Crippa (il primo due volte campione europeo Juniores di corsa campestre, il secondo campione mondiale Juniores di corsa in montagna),il riscatto di due fratelli con un passato in orfanotrofio, il loro passaggio dalla sofferenza al successo, dall’Etiopia ai campionati del mondo.
Originari di Diessie, Etiopia, e adottati con i 4 fratelli Mulu, Mekdes, Kelemu ed Elsa e i 2 cugini Gadissa e Asnakech da Roberto e Luisa Crippa, una coppia milanese trasferitasi a Montagne. Partendo dall’orfanatrofio e il loro passaggio in Italia. «Non avevamo molto da fare in orfanotrofio – spiega Neka – a parte studiare un’ora di italiano al giorno. L’arrivo è stato traumatico dal punto di vista ambientale: sono arrivato nel 2005, due anni dopo Yeman, l’anno in cui c’è stata molta neve. In Etiopia avevamo visto al massimo la grandine e ho fatto davvero fatica ad abituarmi a un freddo così intenso e alla neve».
Nel documentario i due protagonisti raccontano i primi anni vissuti in Etiopia, la nuova vita in Italia tra allenamenti e inevitabili discriminazioni e la recente decisione della madre adottiva di tornare a vivere a Milano. Uno degli aspetti più ricorrenti nel documentario, sia nelle parole che nelle immagini, è il loro rapporto con il padre adottivo.
Si avverte con forza la riconoscenza che hanno nei suoi confronti, la consapevolezza che ha trasformato il loro futuro. «A nostro padre – spiega Neka – e a nostra madre dobbiamo tutto. All’inizio non ci rendevamo conto di quello che hanno fatto i nostri genitori, lo davamo quasi per scontato, ma poi crescendo, e vedendo anche quello che accade in altre famiglie non si può non levarsi il cappello. Lavora dalle 8 di mattina alle 10 di sera per aiutare tre suoi amici di infanzia e riesce a gestire la casa e ad accompagnare me o i miei fratelli».
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