L'INTERVISTA alessandro voltolini 

«Vorrei un’altra categoria, crescere e poi tornare in A» 

Il giovane trentino della Dolomiti Energia. «Giocare in un club ben organizzato che punta sui giovani in una serie inferiore potrebbe  servirmi. Ho avuto dei contatti ma tutto dipende dalle scelte dell’Aquila»


Federico Casna


trento. Dopo un anno a stretto contatto con il grande basket, è tempo di saggiare almeno il basket dei grandi. Alessandro Voltolini è arrivato al capolinea della propria esperienza giovanile e si prepara a scrivere il proprio futuro. Per farlo utilizzerà tutti gli strumenti che l’Aquila Basket ha messo a sua disposizione in dodici anni di vivaio bianconero e in un’intera stagione da aggregato alla prima squadra, culminata con il promettente esordio in Eurocup.

Le idee della giovane guardia, classe 2001, sono chiare da tempo, tanto che 6 mesi fa aveva già dichiarato di voler sperimentare una serie minore per fare esperienza, per mettere il gioco sul campo al centro di tutto. Il momento è quasi arrivato, i contatti sono avviati e pare che siano diverse le squadre di A2 e di B a contendersi il ragazzo. Resta solo da decidere la destinazione.

Buongiorno Alessandro, direi di partire dalla stagione appena conclusa. Come giudica la sua e quella delle due squadre di cui ha fatto parte?

L’ho trovata una stagione assolutamente stimolante perché mi sono confrontato con giocatori di alto livello e allo stesso tempo ho vissuto una bellissima esperienza con l’under 18. Nonostante l’interruzione della stagione, non posso che dirmi soddisfatto delle esperienze che ho fatto quest’anno.

Che conclusioni ha tratto dopo un anno di allenamenti in prima squadra? Quali sono le caratteristiche che si sente di dover migliorare di più nel suo gioco?

Ho sicuramente notato che il gioco è molto più rapido in prima squadra e che non è facile assecondare i ritmi dei giocatori di Serie A. Penso di dover innanzitutto migliorare al tiro, lavorando soprattutto sulla velocità d’esecuzione, poi sul mantenere la concentrazione a lungo. In prima squadra è fondamentale rimanere sempre sul pezzo.

Che rapporto c’è tra voi giovani e gli altri giocatori della squadra? Ha stretto con qualcuno in particolare?

Il rapporto è davvero buono, anche sopra le aspettative. Ovviamente il legame è più stretto con i giocatori italiani, che ci aiutano molto all’interno del sistema e cercano di metterci a nostro agio. Strigliate? Certo che ce ne sono state, ma sono consapevole della loro importanza per crescere.

In Serie A non ha ancora esordito ma lo ha fatto in Eurocup: 4 punti in 1 minuto e mezzo. Ricorda di quella serata? Sapeva che avrebbe giocato uno spezzone?

Sì, prima della partita mi era stato detto che probabilmente avrei giocato uno spezzone, considerata anche la situazione in coppa, ormai compromessa. Così è successo ed è stata una delle emozioni più belle della mia vita. Confrontarsi con giocatori di livello europeo è stato fantastico, poi è andata nel migliore dei modi perché ho subito due falli e i liberi sono entrati.

Facciamo qualche passo indietro, come si è avvicinato al basket e quando ha capito di poter avere un futuro in questo sport?

Ho iniziato a giocare a basket qui a Trento, quando avevo circa 5 o 6 anni. Durante gli anni ho capito che questa era ed è la mia grande passione e che avevo comunque una certa predisposizione. Da allora mi sono dedicato al basket con grande impegno ed oggi continuo a farlo.

La vittoria della Next Gen 2019 è quella a cui èi più legato e ce ne sono altre nel settore giovanile?

Sì, penso proprio di sì. È stato un momento emozionante e speciale, perché arrivata al termine di un lungo percorso nelle giovanili. C’è da considerare inoltre che quella vinta da noi era la prima edizione del torneo e che non stavamo vivendo un periodo entusiasmante in campionato. Alzare un trofeo così è stata una vera e propria iniezione di fiducia.

Se dovesse descrivere se stesso, come giocatore, a qualcuno che non la ha mai visto giocare cosa direbbe? Chi sono i suoi modelli cestistici?

Mi ritengo un giocatore che porta in campo tanta energia. Spingo me stesso sempre al 100% e cerco di dare tutto su entrambi i lati del campo: penso che questa sia la mia dote migliore. Non sono uno specialista, perché non eccello in un fondamentale in particolare, però in attacco posso ricorrere a varie soluzioni. Il mio giocatore preferito è Luka Doncic, diciamo che cerco di imitarlo dove possibile (ride, ndr).

Ha detto più volte nell’ultimo anno che, a fine stagione, le sarebbe piaciuto fare esperienza in una categoria inferiore. È arrivato il momento?

Sì, vorrei fare esperienza in una categoria inferiore e ho già avuto dei contatti con qualche società, ma le offerte formali devono ancora arrivare, anche perché le squadre al momento devono ancora risolvere altre questioni. A me piacerebbe trovare spazio in un’altra categoria per crescere e poi magari andare in A, però ovviamente conta tanto anche la volontà della Dolomiti Energia.

Su cosa baserà la sua scelta?

Vorrei trovare una squadra ben organizzata, che segua con attenzione i propri giocatori e che mi consenta di avere lo spazio per crescere. Del resto mi importa relativamente, qualsiasi luogo mi andrebbe bene. Nomi di società è ancora un po’ presto per farne.

I suoi obiettivi per il prossimo anno li abbiamo più o meno delineati al meglio. Se invece dovessimo parlare dei prossimi tre invece? Cosa la renderebbe soddisfatto alla fine delle tre stagioni?

Il mio sogno a lungo termine sarebbe quello di strappare un contratto da protagonista in Serie A, però se tra soli tre anni avessi lo stesso ruolo in A2, mi riterrei soddisfatto.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano