Ciclismo

Trentin: «La maglia verde? Era di Froome»

Matteo senza rimpianti dopo una Vuelta da record. E adesso il Mondiale



PRINCIPATO DI MONACO. Matteo Trentin si sta godendo qualche giorno di riposo nella “sua” Montecarlo, prima di gareggiare sabato in Belgio e soprattutto di raggiungere, lunedì prossimo, il raduno azzurro di Peschiera, in vista del campionato del mondo di domenica 24 settembre, a Bergen in Norvegia. In occasione del quale il borghigiano della Quick-Step Floors dovrebbe avere i “gradi” di capitano. Le quattro vittorie alla Vuelta, ma anche la più che probabile esclusione dalla formazione azzurra di Vincenzo Nibali (confermata la sospetta microfrattura ad una costola, riportata nella caduta patita dal siciliano nella penultima tappa della corsa a tappe spagnola), fanno presumere che il c.t. Davide Cassani dovrà puntare su Trentin e, in subordine, su Elia Viviani, Gianni Moscon, Sonny Colbrelli e Diego Ulissi.

«Con il c.t. ho parlato ma non nel dettaglio – racconta Matteo – Ho preferito staccare completamente 2/3 giorni. Il solo pensiero di non dover fare 200 chilometri a 52 km/h di media, lunedì, è stato un grande sollievo...».

Il valsuganotto ha chiuso una Vuelta da record. Quattro vittorie e maglia verde mancata solo per lo “sgarro” di Chris Froome, che è andato a sprintare nella tappa conclusiva di Madrid per soffiargliela. «Ovviamente mi dispiace, ma la maglia era sua e l’ha difesa, era in suo diritto – dice Matteo – Io più che vincere il traguardo volante e la tappa di Madrid non potevo fare. Credo l’abbia fatto più per la classifica World Tour che per vincere tutto personalmente: la maglia verde valeva 200 punti, ora il Team Sky ci precede di 400 punti in graduatoria. Il mio bilancio va comunque oltre le più rosee aspettative: ho vinto due delle quattro tappe in volata e ne ho portate a casa altre due».

E Trentin chiude nel migliore dei modi anche i sette anni con la Quick-Step Floors, prima di approdare all’Orica Scott. «Ho pensato a lungo alla mia scelta, sono stati sette anni splendidi – conclude – Credo che la Quick-Step abbia dimostrato tutta la sua professionalità mettendomi la squadra a disposizione alla Vuelta alla vigilia del mio addio. E io ho fatto altrettanto, ripagandola con quattro vittorie».(m.d.g.)













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