Sul Cio pressione altissima Olimpiadi verso il rinvio 

Tokyo 2020 ed emergenza Coronavirus. Il Canada ha detto che non parteciperà, l’Australia invita i propri atleti a prepararsi per il 2021, Coe (Iaaf) chiede a Bach di prendere una decisione



Roma. Ogni giorno che passa, per le Olimpiadi di Tokyo la questione non sembra più essere “se”, ma piuttosto “a quando” rinviare l’evento sportivo più atteso dell'anno, in un mondo assediato dalla pandemia. E da più parti, arriva al Cio una richiesta di far presto a prendere decisioni, per non lasciare gli atleti nell’incertezza. All’indomani dell’annuncio del Cio che entro un mese verrà presa una decisione, il premier giapponese, Shinzo Abe, per la prima volta allude alla possibilità di uno slittamento della data di inizio, mentre comitati olimpici e federazioni spingono per uscire dall’ ambiguità e per un rinvio al 2021. Ma dalla Russia, peraltro esclusa dai Giochi, arriva il suggerimento di «non farsi prendere dal panico».

Il no di Canada e Australia

I primi “messaggi” della giornata arrivano dal Canada e dall’Australia: il comitato di Ottawa annuncia che non manderà i suoi atleti a Tokyo quest’estate raccomandando uno spostamento di un anno, una posizione supportata dalle commissioni di atleti, federazioni e governo; quello di Canberra invece invita i suoi atleti a prepararsi per partecipare ai Giochi nel 2021. Il direttivo dell’Aoc ritiene che una squadra australiana «non può essere formata in una situazione di continuo cambiamento» e pertanto gli atleti devono programmare la preparazione per l’anno prossimo. Le Olimpiadi sono programmate dal 24 luglio al 9 agosto e le Paralimpiadi dal 25 agosto al 6 settembre, date ritenute troppo vicine vista la situazione globale della pandemia e del caos in cui sono precipitati i programmi di preparazione degli atleti e i tornei di qualificazione .

Il presidente del comitato organizzatore di Tokyo 2020, Toshiro Muto, ammette che si stanno già analizzando scenari alternativi.

Primi cedimenti giapponesi

«Non è una decisione facile e nessuna scelta è stata fatta», dice, aggiungendo che le principali difficoltà risiedono nell’ascesa repentina dei costi e la disponibilità futura degli impianti.

«Rinviare» è l’unica soluzione possibile, secondo il n.1 dell’atletica mondiale, Sebastian Coe, che argomenta dal punto di vista degli atleti la richiesta di avere presto date certe: chi si prepara alle Olimpiadi vive oggi «una situazione di disparità» negli allenamenti, con atleti che si allenano normalmente, altri che vedono saltati i tornei di qualificazione, altri ancora che non possono neanche uscire di casa. «Nessuno vuole vedere i Giochi rimandati ma - scrive Coe a Bach - non possiamo tenere l’evento a tutti i costi, a spese della sicurezza degli atleti, ed una decisione va presa rapidamente. Lo dobbiamo ai nostri atleti per dare loro tregua».

Bernardi: giusto il rinvio

«L’Olimpiade è l’evento più importante per qualsiasi atleta e potersi preparare in maniera adeguata è molto importante. Ma adesso la priorità più importante è la sicurezza e la salute, non solo degli sportivi ma anche dei cittadini». Non ha dubbi Lorenzo Bernardi, il trentino giocatore del secolo della pallavolo. «Dobbiamo avere presente che ci sono persone che vengono a mancare, i dottori e il personale sanitario e per questo mi trovo in difficoltà nel parlare di riprendere gli allenamenti o i campionati. C’è una situazione sufficientemente brutta per pensare ad altro. Anche per le Olimpiadi c’è troppa incertezza. Non ci sono cose certe, non si sa quando finisce. Tutti ci auguriamo che finisca nel miglior modo e nel tempo più breve possibile. Magari l’epidemia speriamo abbandoni un po’ l’Italia e vada in un altro paese, ma i Giochi non sono un evento continentale o nazionale ma mondiale, che ha delle problematiche molto grandi e molto diverse. Però, secondo me, è giusto pensare al rinvio».













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