Pinamonti ci crede: «Punto ad andare in doppia cifra con i gol e di tornare all’Inter»
Il bomber della val di Non sta facendo un'annata sensazionale all'Empoli. "Tassullo e la val di Non mi mancano moltissimo, spero di essere un esempio per molti ragazzi della valle"
TRENTO. Da Tassullo a Milano San Siro via Empoli. Questo è il tragitto che l’attaccante Andrea Pinamonti, 22 anni, sogna di percorrere per raggiungere la completa felicità e realizzarsi definitivamente nel mondo del calcio. Nato in Val di Non all'ospedale di Cles Andrea è entrato nell’Inter a 14 anni scalando tutto il settore giovanile ed esordendo in prima squadra quasi cinque anni fa.
Quindi prestiti al Frosinone e al Genoa prima del ritorno in nerazzurro nella passata stagione coincisa con la conquista dello scudetto. Dall’estate scorsa Pinamonti è all’Empoli per completare la maturazione calcistica con la speranza di tornare all’Inter ma stavolta con il biglietto di sola andata. Nel curriculum il bomber noneso vanta anche 9 presenze e due reti con l’Under 21.
Ciao Andrea. In quel di Tassullo sei cresciuto a pane e calcio?
Praticamente è andata così. Cresciuto in una famiglia appassionata di calcio ricordo interi pomeriggi a giocare a pallone con mio cugino e coetaneo Simone Maistrelli ed altri amici del paese. Senza contare le molte partite viste in televisione.
Inizi a giocare nella Bassa Anaunia ma per poco tempo…
Il mio allenatore era Bruno Tommasini ed in valle veniva spesso Roberto Vicenzi, purtroppo prematuramente scomparso, che faceva l’osservatore per alcuni club italiani che vanno per la maggiore. Segnavo tanti gol ed ha segnalato il mio nome a diversi settori giovanili importanti.
Andando all’Inter hai esaudito un desiderio che avevi fin da piccolo?
Mi volevano Atalanta, Juventus, Milan e Torino ma ho scelto l’Inter per una questione di cuore. A casa Pinamonti siamo nerazzurri da generazioni e andare all’Inter rappresentava toccare il cielo con un dito.
Nel frattempo vieni parcheggiato al Chievo. Che ricordi hai degli anni trascorsi a Verona e cosa pensi della recente scomparsa della società gialloblù?
Ero troppo giovane per cambiare regione e grazie ad una deroga potevo spostarmi in una provincia confinante quindi andare al Chievo è stato decisivo per la mia carriera. Ricordo i lunghi viaggi Tassullo-Verona andata e ritorno, le scuole dell’obbligo le ho frequentate in valle mentre a Milano mi sono poi diplomato ragioniere, mentre il livello tecnico si alzava ma continuavo a segnare. Il fallimento del Chievo? Mi dispiace molto anche perché conservo il ricordo di aver lavorato per cinque stagioni con persone all’altezza della situazione.
A 14 anni approdi tra i giovani nerazzurri. Sono state tutte rose e viole a Milano?
Non proprio. Azzeravo i chilometri da fare, infatti vivevo in convitto con altri ragazzi provenienti da fuori regione, ma aumentava la nostalgia per casa. Ma è durata poco e, grazie anche i gol che realizzavo, devo dire che a Milano mi sono ambientato alla grande.
Quali erano i tuoi idoli giovanili?
Quando ero bambino seguivo le partite dell’Inter ed ero folgorato da Zlatan Ibrahimovic. Poi ho avuto modo la possibilità di allenarmi con Mauro Icardi e ho sempre ammirato il suo fiuto per il gol oltre alle doti umane che pochi conoscono.
Che ricordi hai dell’esordio in serie A con l’Inter nel febbraio 2017?
Il coronamento di un sogno! Avevo già giocato in Europa League contro lo Sparta Praga due mesi prima ma l’esordio in campionato è stata un’emozione indescrivibile e di quel giorno ricordo ogni singolo momento.
Il primo prestito ti porta a Frosinone. Una stagione tra alti e bassi conclusa con la retrocessione dei ciociari.
Il primo anno con i “grandi” è iniziato in sordina in quanto il mister non mi vedeva e così giocavo poco. Poi le cose sono un po’ migliorate, alla fine il bottino è stato di cinque reti, ma non in modo sufficiente per evitare la retrocessione. Comunque un importante momento di crescita.
Il secondo viaggio da Milano ha come destinazione il Genoa. Una salvezza importante raggiunta soltanto all’ultima giornata ma che vale uno scudetto
Il diesse rossoblù Capozucca, che avevo avuto a Frosinone, mi volle di nuovo con sé ma in Liguria fu un’annata difficile. Le aspettative erano troppo alte per il valore della squadra e una tifoseria calda che metteva pressione hanno prodotto una salvezza raggiunta soltanto all’ultima giornata.
Tornare all’Inter la scorsa stagione cosa ha significato per te? Speravi di ottenere più delle 8 presenze e un gol messi a referto?
Sapevo del rischio che correvo perché davanti a me c’erano Romelu Lukaku, Lautaro Martinez e Alexis Sanchez e quindi lo spazio era ridotto ma posso almeno dire di aver imparato molto allenandomi con questi grandi campioni. Inoltre purtroppo a metà stagione mi sono infortunato seriamente così le occasioni di scendere in campo sono ulteriormente scemate.
Cosa si prova a vincere uno scudetto con la squadra del cuore?
Questo scudetto lo sento mio, nonostante le sole otto presenze e un gol, perché credo di aver contribuito in allenamento alle performance dei miei compagni. Per un interista come me si tratta di una doppia soddisfazione.
Come è avvenuto il passaggio alla neopromossa Empoli la scorsa estate?
A 22 anni ho bisogno di giocare regolarmente ed Empoli mi offre questa opportunità. Avevo altre opzioni ma mi sono convinto immediatamente della bontà del progetto presentatomi dal diesse Accardi. Qui in Toscana ho trovato un ambiente pieno di persone che sanno il fatto loro.
Finora 16 partite e già ben 6 reti siglate. Un deciso cambio di rotta?
Ho detto al presidente Corsi che, potendo tornare indietro, avrei firmato prima per l’Empoli tanto è il piacere di continuare qui il mio percorso di crescita. Ho cominciato bene la stagione ma è ancora presto per dare giudizi.
Tu e l’Empoli che campionato volete fare?
Siamo una neopromossa e, nonostante un avvio di campionato brillante, il nostro obiettivo non può che essere la salvezza. Per quel che mi riguarda sono partito con l’obiettivo di superare il mio record di cinque gol in campionato e sono già avanti per cui adesso mi auguro di arrivare in doppia cifra.
Cosa si prova ad affrontare l’Inter da avversario e il tuo obiettivo è tornare alla casa madre stavolta da protagonista?
Mi è già capitato di affrontarla e, durante la partita, pensi solo alla squadra per cui giochi in quel momento. Finito il match mi assalgono i pensieri e mi ha fatto un certo effetto rivedere quei colori. Il futuro? Sono qui in prestito e ovviamente spero di tornare all’Inter per restarci definitivamente.
Come vedi l’Inter quest’anno? Riuscirà a bissare quanto di grande fatto la stagione scorsa?
Secondo me è ancora la più forte di tutte e spero che riesca a vincere ancora il campionato. Inoltre è già un bel traguardo aver raggiunto gli ottavi di Champion’s League.
Che rapporto mantieni con Tassullo e i suoi abitanti?
Purtroppo vivo lontano dalla Val di Non e ci torno raramente se pensiamo che l’ultima volta è stata l’estate scorsa e adesso non vedo l’ora che venga Natale per tornarci. Nonostante questo conservo solide amicizie fin dalla scuola (abbiamo una chat tra gli amici d’infanzia del paese) e più volte sono venuti loro a trovarmi nella città dove giocavo in quel momento.
Da tempo vivi lontano da casa ma quanto senti la mancanza della tua famiglia che vive in val di Non?
Mi manca molto. I miei genitori Massimo e Monica, mia sorella maggiore Federica, ma soprattutto mia nipote Aurora che vive con la mamma in Australia. Spero di rivederle prestissimo.
Senti l’onore e l’onore di rappresentare il Trentino nel calcio italiano?
Sono molto orgoglioso del posto da dove provengo e spero di essere un esempio per molti ragazzi della Val di Non. Ho già girato diversi posti ma Tassullo resta sempre nel mio cuore.