Basket Serie A

Papà Sutton, il "cagnaccio" dal cuore tenero

Il giro di campo con il figlio A’Syah in braccio ha conquistato il pubblico del PalaTrento


di Maurizio Di Giangiacomo


TRENTO. Il suo giro di campo con il figlio A’Syah in braccio è stato uno dei momenti più belli che abbiamo vissuto al PalaTrento. E vi assicuriamo che di giornate memorabili, in via Fersina, ne abbiamo trascorse diverse... Dopo la sudata vittoria su Pesaro, dopo essere stato premiato quale mvp, Dominique Sutton ha pensato bene di raccogliere il ringraziamento dei tifosi bianconeri assieme al figlioletto. Ed è stata l’apoteosi: l’ala americana che ha cambiato il volto alla Dolomiti Energia – dal suo arrivo, contestuale a quello di Devyn Marble, otto vittorie ed una sola sconfitta – ha definitivamente conquistato il cuore dei supporters dell’Aquila Basket abbinando alla sua veste di “cagnaccio” del pitturato quella di dolcissimo papà.

«È stata una partita speciale – Era la prima volta che Charrie e A’Syah lasciavano gli Stati Uniti per venirmi a vedere giocare – spiega Dom The Dog, che è venuto a trovarci nella redazione del Trentino – Nykira e Ty’lieg non hanno potuto venire perché erano a scuola. Charrie, che lavora all’Università di North Carolina, e il mio figlio più piccolo, che compie quattro anni proprio la prossima settimana, sono ripartiti già martedì. Lui non ne voleva proprio sapere, in aeroporto è stata una tragedia: quando ha capito che non sarei salito sull’aereo ha cominciato a piangere».

È difficile vivere da questa parte dell’oceano, con figli e moglie negli Stati Uniti?

È dura perché quando sono a casa, sono sempre assieme ai miei figli, specie assieme ad A’Syah. Sono sempre con me, al supermercato, in palestra, siamo molto legati. Infatti, in vista di un’eventuale nuova stagione in Europa, sto pensando a portarli con me, ovviamente garantendo loro la possibilità di studiare. Anche perché abbiano l’opportunità che a me è mancata, quella di conoscere nuove culture in giovane età. A’Syah parla già più spagnolo di me: un giorno ero seduto accanto a Toto (Forray, ndr) mentre chiamavo casa in facetime. Mio figlio, sapendo che il nostro capitano è argentino, gli ha cantato una canzoncina nella sua lingua...

Con quel giro di campo assieme a suo figlio ha esternato il suo orgoglio di padre più di tanti suoi compagni di squadra. È quel sentimento che la spinge a giocare così forte?

Sì, è la mia spinta in più, il motivo per cui faccio tutto questo. Quella di domenica scorsa, ripeto, è stato una partita speciale, la prima volta di A’Syah, la prima volta in un contesto come quello del PalaTrento. Mio figlio era molto emozionato, alla fine mi ha chiesto: “Hai vinto, papà?” e io gli ho spiegato che avevamo vinto tutti assieme.

Lei abita con i suoi compagni alle Albere. Da papà, sarà rimasto sicuramente colpito dalla tragedia avvenuta a due passi da casa sua.

Sì, è stato davvero uno shock. Negli Stati Uniti mi era capitato di sapere di altri tremendi casi di omicidio-suicidio, ma non mi sarei mai aspettato che succedesse qui a Trento e più in generale in Europa, dove ho sempre constatato che i legami familiari sono davvero molto forti.

Parliamo di basket: lei ha cambiato volto alla Dolomiti Energia.

La squadra è sempre la stessa. La cosa più importante è che quando sono arrivato abbiamo avuto qualche giorno per staccare e ripartire quasi da zero. Io dopo l’esperienza in Francia ero stato a casa, avevo visto la famiglia e gli amici, sono arrivato qui con la mente sgombra. So cosa pensavate quando sono arrivato, che ero stato ingaggiato al posto di un centro, che saremmo stati troppo “piccoli”... ma nel basket più della statura conta il cuore, stare uniti. Come Davide contro Golia: se sei furbo, puoi farcela. E dobbiamo continuare su questa strada, perché siamo solo a metà dell’opera.

Lei sta giocando meglio dell’anno scorso.

Io sono sempre lo stesso, è la squadra che è diversa da quella dell’anno scorso. C’erano troppi giocatori che avevano bisogno della palla per fare il loro gioco, io e Trent (Lockett, ndr) eravamo costretti a fare di più nella metà campo difensiva, quest’anno tutti difendono forte e io posso esprimermi anche in attacco.

Ama di più Trento?

Certo, ma è soprattutto Trento ad apprezzarmi di più: le dimostrazioni di affetto che ho ricevuto al mio ritorno sono un motivo per fare ancora di più.

Quindi rimarrà?

Mi piace Trento, l’ambiente, la gente. Ma qui non c’è veramente niente da fare!

A quale traguardo può ambire la Dolomiti Energia?

Adesso pensiamo ad andare ai playoff. Quando saremo ai quarti, punteremo alla semifinale, quando saremo in semifinale, ambiremo alla finale... Io poi non ho mai vinto un incontro di playoff.

Domenica giocate sul parquet della capolista.

Sarà durissima, ovviamente, ma è una partita come un’altra.

Il suo ex compagno di squadra Pascolo è diventato uno dei giocatori più importanti di Milano: se lo aspettava?

All’inizio ha avuto poco spazio, poi gli infortuni e la situazione gli hanno permesso di giocare di più. Adesso Dada sta facendo... il Dada: è il grande giocatore che era anche a Trento. Ma domenica...

Twitter: @mauridigiangiac

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