Marcialonga Story Franco Nones in gara con gli sci del 1968

Il campione olimpico guiderà il gruppo di appassionati con attrezzi e abbigliamento d’epoca. Avrà i suoi mitici Karhu


di Maurizio Di Giangiacomo


TRENTO. Per la Marcialonga Story, la gara con attrezzi ed abbigliamento d’epoca organizzata per celebrare nel miglior modo le 40 edizioni della granfondo di Fiemme e Fassa, è arrivata la domanda d’iscrizione di un fondista davvero d’eccezione. Quella del campione olimpico Franco Nones: il 26 gennaio il 72enne di Castello di Fiemme guiderà il drappello di appassionati che sfilerà sul tratto di pista tra Moena ed il centro di Predazzo. E ai piedi Franco avrà proprio gli con i quali nel 1968 si aggiudicò la medaglia d’oro della 30 km olimpica di Grenoble.

«Sono un paio di Karhu di betulla – spiega Nones, che ieri ha preso parte, a Trento, alla presentazione del Trofeo Topolino di sci di fondo – Allora non c’era altro, i primi sci di plastica arrivarono diversi anni dopo. Quegli sci sono composti da 24 pezzi di legno incollati assieme. La Karhu è una marca finlandese, era il mio sponsor e quando smisi di gareggiare diventai anche l’importatore per l’Italia. Negli anni Ottanta e Novanta, quando in Italia ci fu il boom dello sci di fondo, andava per la maggiore, ma erano altri tempi, anche nel nostro Paese si vendevano 70 mila paia di sci di fondo l’anno, oggi credo che non si vada oltre le 25 mila paia. Questo perché gli sci durano molto di più, ma anche perché nei fondovalle nevica sempre meno e la pratica del fondo è sempre più difficoltosa. Quest’inverno, poi, non ne parliamo: ad Asiago non c’è neve, sugli altri altipiani veneti e lombardi nemmeno».

Già, un tempo si sciava e si faceva anche un sacco di fatica in più.

«Erano sci di 2 metri e 10, stupidamente si credeva che più lunghi fossero, più forte andassero. Un’altra particolarità è la sciancratura: erano larghi 52 in punta, 46 in mezzo e 48 dietro. Quelli dello sci alpino pensano di aver inventato chissà cosa – prosegue Franco – in realtà il carving lo abbiamo provato per primi noi fondisti... Io gareggiavo per la Guardia di Finanza, ma dopo le prime vittorie in Scandinavia fui comunque uno dei primi atleti sponsorizzati, appunto dalla Karhu, che mi riforniva dei materiali».

E la sciolinatura?

«A Grenoble c’erano condizioni ideali, meno sette gradi: verde special e in mezzo una blu. Andò tutto nel migliore dei modi, anche nelle discese e guardate che allora le piste erano quello che erano... Ma quando gareggi in condizioni di forma eccezionali come quelle che avevo io si supera qualsiasi imprevisto».

Alla prima Marcialonga le condizioni ambientali non furono altrettanto favorevoli.

«Arrivai secondo dietro ad Ulrico Kostner. La neve era ghiacciatissima, dovemmo utilizzare tutti la klister e le code degli sci si accorciarono a fetta di salame, per quanto era dura la neve. I binari vennero fatti con il piccone e chi usciva rischiava di finire nell’Avisio».

Il 26 gennaio scierà o gareggerà?

«Mi sono allenato cinque o sei volte, era tre anni che non lo facevo e mi è già tornato il piacere di sciare, di provare i vari passi. Una volta era necessario, anche per superare gli ostacoli naturali, come gli alberi – conclude Nones – cose che oggi non esistono più».

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