In 300 nel lago nel giorno più freddo
Esperienza estrema a Piné: «Ma tuffarsi nell'acqua gelata è favoloso»
BASELGA DI PINE'. Nel giorno più freddo c'è anche chi si è tolto la soddisfazione di un bagno nel lago gelato: nell'aria 8 gradi sotto zero, nell'acqua 3 gradi, ma per i 300 subacquei che si sono immersi a Piné - che ci crediate o no - la temperatura era solo uno dei tanti problemi.
Prima di tutto fa paura la visibilità, perché là sotto il ghiaccio, con la neve in superficie a fare da coperta, non si vede quasi nulla: bisogna agganciarsi alla corda con il moschettone (non farlo sarebbe un'imprudenza mortale) e nuotare lungo un percorso lungo un centinaio di metri con due "finestre" tagliate nel ghiaccio con la motosega per salire in superficie in caso di emergenza. Una volta partiti non si torna più indietro.
«Favoloso» dicono quando salgono in superficie. Vengono da tutto il nord Italia, giovani, meno giovani e molte donne. Non ce n'è uno che si lamenti per il freddo. Nemmeno quelli che sabato sera - quando il lago di Piné era spazzato da un vento polare - si sono immersi in notturna, armati di una torcia che nell'acqua verde proiettava un fascio di luce appena tre metri più in là. Di pesci - se a qualcuno fosse venuta la curiosità - nemmeno l'ombra.
Se chiedete quali sono i requisiti per fare un'immersione del genere ad Andrea Zampedri (presidente di Archeosub, l'associazione che ogni anno organizza l'evento) vi risponderà così: «Prima di tutto il coraggio». E ancora una volta non parla del freddo, ma dell'angoscia che ti può cogliere (se non sei preparato) immerso nell'acqua con un tetto di ghiaccio durissimo spesso 30 centimetri (impossibile da sfondare). «E' chiaro che bisogna godere di buona salute - continua Zampedri - ma è soprattutto una questione di testa».
Ci sono quelli del percorso lungo (120 metri da percorrere con le bombole in un quarto d'ora circa) e ci sono gli arditi dell'apnea: 25 metri da percorrere pinneggiando sotto il ghiaccio trattenendo il respiro. E in superficie c'è pure un "simpatizzante" che seguiva le immersioni in maniche corte mentre il termometro si avvicinava a meno 10, giusto per capire di che gente stiamo parlando. Ma con la muta stagna - assicurano - il freddo non si sente: «In queste condizioni è possibile stare in acqua anche un'ora».
Chi pensa che si tratti di un gioco, vada a cercarsi le cronache del gennaio 2002 quando un subacqueo di 27 anni scomparve sotto il ghiaccio nel lago di Levico. Non era legato, un malore gli fu fatale. Ieri a Piné senza moschettone nessuno poteva entrare in acqua.