Il salto “mondiale” di Lara Naki Gutmann
Lara Naki Gutmann, diciottenne pattinatrice roveretana, è approdata ai Campionati mondiali di pattinaggio di figura a Stoccolma, in corso fino al 28 marzo. Una "piroetta" straordinaria per questa giovane campionessa, che pattina sin dall'età di quattro anni e che cerca un equilibrio complesso tra lo sport, la scuola e gli interessi tipici della sua età, come le amicizie. Il tutto, sotto la cappa della pandemia. Si apre così un nuovo capitolo nella sua vita di sportiva, con un sogno nel cuore: i Giochi Olimpici di Pechino 2022 (foto Facebook)
TRENTO. Dal Trentino a Stoccolma per rappresentare la Nazionale italiana ai Campionati del mondo di pattinaggio di figura. È questo il felice "salto" di Lara Naki Gutmann, diciottenne campionessa roveretana, cresciuta nel Circolo Pattinatori Artistici Trento ed approdata l’anno scorso nella squadra delle Fiamme Oro, il gruppo sportivo della Polizia di Stato.
Lara fa parte della squadra nazionale dal 2015 ed ha conquistato una serie di traguardi prestigiosi: campionessa italiana 2021, due podi ai campionati Italiani assoluti (secondo posto nel 2019 e terzo nel 2020), una partecipazione agli Europei 2019 di Minsk e altri successi internazionali come un primo posto ai Nordics 2020 di Stavanger (Norvegia), un secondo posto al Dragon Trophy 2020 di Lubiana (Slovenia), un secondo posto alla Bosphorus Cup 2019 di Istanbul.
Nonostante gli ottimi risultati, Lara rimane pur sempre una giovane che si divide tra la scuola, la pista da pattinaggio e le relazioni con i suoi coetanei, per quanto è possibile visti i ritmi intensi di gare e allenamenti. Anche Lara deve fare i conti con le restrizioni dovute alla pandemia. Tra frequenti tamponi, quarantene talvolta obbligatorie e talvolta precauzionali e uno stop forzato di tre mesi che nella primavera scorsa ha spezzato la sua preparazione che solitamente non conosce sosta, Lara ci ha raccontato cosa significa fare sport di alto livello ai tempi del coronavirus. Abbiamo contattato questa giovane determinata, talentuosa, ma anche spiritosa, mentre si trovava in hotel nel suo primo giorno di soggiorno a Stoccolma, in attesa delle gare, iniziate il 22 e che si concluderanno il 28 marzo.
Lara, lasciaci immaginare i brividi che prova una pattinatrice pochi istanti prima di scendere in pista. Qual è la sensazione più forte?
Il momento più critico arriva cinque minuti prima di entrare in pista. Ho appena indossato la mia divisa da gara, mi sono allacciata i pattini e non vorrei più aspettare un solo minuto. Poi, quando mancano trenta secondi alla mia esibizione, sento pronunciare il mio nome dallo speaker e lì sento forte l’adrenalina. In quel momento sono pronta, scendo in pista e sono totalmente concentrata sull’esercizio. Ma è anche quello il momento in cui inizio a divertirmi.
Uno immagina che condensare mesi e mesi di preparazione in un esercizio di quattro minuti che deve rasentare la perfezione possa essere frustrante. Ma riesci davvero a divertirti?
È così, è molto impegnativo, ma è anche l’elemento più stimolante del mio sport. Poi non dimentichiamo che il pattinaggio artistico non è solo una disciplina tecnica ed atletica, ha anche un valore espressivo. Cerco di comunicare le emozioni che sento anche grazie alla musica che accompagna l’esercizio.
Appunto, la musica. Hai scelto i brani “The Sheltering Sky” di Sakamoto e “Scheherazade” di Korsakov. Come si sceglie un brano per un campionato mondiale?
Lo scelgo insieme al mio allenatore, Gabriele Minchio (direttore tecnico del Circolo Pattinatori Artistici Trento, ndr), che mi accompagna in questo viaggio. Insieme a lui e alla coreografa scegliamo un brano che si adatti al mio stile, alla mia tecnica e alle emozioni che voglio sentire e comunicare nel corso dell’esercizio.
Un passo indietro. Ricordi quando hai pattinato la prima volta?
Certamente. Avevo quattro anni quando rimasi incantata dallo spettacolo del pattinaggio ai Giochi Olimpici di Torino 2006. Appena lo vidi alla televisione, dissi ai miei genitori: “Ecco, voglio fare pattinaggio”. La prima volta che pattinai fu insieme ad una mia piccola amica dell’asilo, su una pista pubblica. Sfrecciavo già sulla pista. Con il pattinaggio fu amore al primo istante. Poi iniziai il mio percorso sportivo e la pratica agonistica.
Ricordi la prima gara?
Ricordo in particolare i momenti in cui stavo indossando il mio primo vestitino di gara.
Come cambia l’atteggiamento verso lo sport man mano che si cresce?
Chiaramente da bambina era molto presente l’aspetto del gioco, poi crescendo inizi a sentire il desiderio di ottenere buoni risultati e l’adrenalina della gara si fa in qualche modo diversa, più intensa e matura. Ma è importante che anche crescendo si continui a sentire il divertimento che si sentiva da bambini.
E ci riesci? Nonostante ci sia una giuria lì pronta a sollevare le palette con i voti?
Mentre pattino, la mia visione interna è un po’ particolare. Sono completamente immersa nel momento presente. Sono concentrata sul movimento che sto compiendo e su quello che dovrò compiere da lì a pochi istanti. Qualche volta capita che arrivi dai giudici un giudizio più positivo o più negativo di quello che mi aspettavo mentre stavo pattinando, ma appunto, mentre pattino sono immersa nel presente dei gesti che compio.
Una trance, insomma. Gli interessi di una diciottenne sono però molteplici. Come concili la scuola con l’impegno sportivo?
Frequento la classe quinta del Liceo Rosmini di Rovereto, indirizzo scientifico-sportivo. La scuola mi assegna un tutor che mi aiuta per rimanere al passo con lo studio quando sono assente per le gare. Inoltre, mi sono venuti molto incontro per permettermi di gestire anche questa pandemia.
Ah già, la pandemia, non sia mai che ce ne dimentichiamo. In che modo ha segnato il tuo percorso in questi mesi?
Per ridurre l’esposizione al contagio, la scuola mi ha permesso di seguire le lezioni sempre in didattica a distanza, a differenza dei compagni che alternavano la Dad con la presenza in classe. Il momento più difficile è stato nella primavera scorsa, quando abbiamo dovuto fermare gli allenamenti per tre mesi. Quella quarantena è stata un duro colpo, perché solitamente non ci riposiamo mai, al massimo una settimana all’anno. Insomma, dopo tre mesi di stop totale non è stato facile riprendere la forma… Ma è stato anche un'occasione di crescita personale e per scoprire altri interessi.
Altri interessi, tra cui gli amici, immagino. Trovi il tempo? Frequenti solo gli altri sportivi o ti piace variare un pochino?
Allenandomi tutti i giorni, non c'è molto tempo per uscire, ma ogni tanto staccare un po' dallo sport è importante. È anche il motivo per cui ho molte amicizie fuori dal contesto sportivo. Solo che in questo periodo particolare le occasioni per vedersi sono pochissime. Speriamo che questa situazione finisca presto!
Ho cercato di evitare di fare riferimenti al film “Tonya” su Tonya Harding e sul suo famoso “triplo axel” perché è la classica “domanda da fare” da parte del giornalista. Ma non resisto. Dimmi un po’, è davvero così speciale questo “triplo axel”?
(Lara ridacchia) Il triplo axel è un gesto molto complesso dal punto di vista atletico e tecnico, ma oggi giorno viene fatto abbastanza di frequente soprattutto tra gli atleti maschi. Sono convinta che con l'adeguato allenamento si possa riuscire a ripeterlo.
Ora, la domanda da un milione di dollari. I Giochi Olimpici di Pechino 2022 sono nel tuo mirino?
Le Olimpiadi sono un sogno per me, come per tutti gli sportivi. Hanno una storia che le rende magiche… E quelle atmosfere…
Lo prendo per un sì? Posso scriverlo?
(Lara ridacchia) Perché no?