Il condottiero coraggioso che sta guidando Cagliari verso l’Europa League
Trento. A Cagliari è ormai un idolo, il condottiero coraggioso di una squadra che sta sorprendendo domenica dopo domenica e fa sognare un’intera isola. E c’è chi lo paragona addirittura a Manlio...
Trento. A Cagliari è ormai un idolo, il condottiero coraggioso di una squadra che sta sorprendendo domenica dopo domenica e fa sognare un’intera isola. E c’è chi lo paragona addirittura a Manlio Scopigno, “Il Filosofo” che nel 1970 guidò i rossoblù alla conquista del mitico scudetto. Nella stagione che celebra il secolo della nascita del Casteddu e il mezzo della conquista del Tricolore “griffato” Riva, Domenghini, Albertosi, Nenè, Cera, Niccolai, il Cagliari vola come mai accaduto nel recente passato.
Sul ponte di comando lui, Rolando Maran da Trento che, all’ombra del vessillo con i quattro mori, si sta guadagnando sul campo le attenzioni delle grandi squadre.
Obiettivo Europa
La sua “banda” rossoblù, plasmata da un presidente giovane e ambizioso quale Tommaso Giulini e da Marcello Carli, direttore sportivo che arriva dalla provincia e conosce le sfaccettature del calcio come pochi, viaggia veloce e Maran è il suo prim’attore. Un mese di dicembre non troppo positivo ha portato il Cagliari dal quarto al sesto posto, ma l’obiettivo Europa resta vivo. Con quella voglia di stupire, di migliorarsi, di sognare e far sognare.
«Dobbiamo avere il tormento quotidiano per cercare di crescere. Dobbiamo essere animati da questo». Così parlò Maran ai giornalisti dopo l’incredibile (e meritata) vittoria esterna ottenuta sul campo dell’Atalanta e proprio l’ossessione di andare sempre avanti è il “motore” di una squadra che gioca bene a calcio, vince e sì… oggi è concretamente in corsa per un posto nelle prossime coppe europee.
Il 2019 è stato un crescendo rossiniano per Maran, il suo staff “made in Trentino” (con lui ci sono il “vice” Christian Maraner il figlio Gianluca, che ricopre il ruolo di collaboratore tecnico con mansioni di match analysis): prima la salvezza nello scorso campionato, arrivata a 90’ dalla fine della stagione dopo il pari contro il Genoa, poi un pre campionato fatto di miglioramenti evidenti gara dopo gara e, infine, un girone d’andata da assoluta rivelazione del torneo.
La società gli ha consegnato un Nainggolan da rigenerare dopo una stagione negativa e complicata all’Inter e, con la fascia di capitano al braccio, il centrocampista belga è oggi è un trascinatore e un “tuttocampista” di livello internazionale, un Nandez tutto da scoprire e oggi l’uruguagio è nel mirino di Inter e Roma, un Olsen in “cerca d’autore” dopo un’annata tutt’altro che convincente nella Capitale e oggi è portiere cercato da diverse realtà della Premier. Per poi proseguire con i giovani Pellegrini e Rog (che a Napoli aveva gioco pochissimo) e un Simeone reduce da campionato “così così” a Firenze.
Ebbene, se tutti quest’attori oggi suonano come un’orchestra entusiasta e perfettamente coordinata un motivo ci sarà ed è da ricercare in un ambiente sano - certamente - ma anche nelle indubbie e ormai conclamate capacità di Maran di far girare al massimo una macchina che ha ancora notevoli margini di crescita.
La grande scalata
E dire che, dopo due giornate, il Cagliari era lì fermo al palo dopo le sconfitte contro Brescia e Inter. Poi qualcosa è cambiato o, per meglio dire, i rossoblù hanno cambiato marcia. Tredici risultati utili di fila, la classifica scalata vertiginosamente sino al quarto posto (che ora è distante solamente sei lunghezze) e, alla ripresa del campionato, la “band” guidata dall’allenatore rossoblù cercherà massima gloria anche allo Juventus Stadium. Peccato per il pareggio conquistato a Sassuolo e le sconfitte contro Lazio (in maniera più che rocambolesca) e Udinese, che hanno reso un po’ meno bello il Natale (ma solo un po’), ma alzi la mano chi - a inizio campionato - si sarebbe aspettato un Cagliari così in alto a questo punto della stagione.
Maran, arrivato nell’Olimpo del calcio italiano a 49 anni dopo una lunga gavetta, è uno di quelli allenatori di cui si è sempre parlato (troppo) poco. In serie A ha 256 panchine al proprio attivo ed è destinato a restarvi ancora a lungo: a maggio il Cagliari ha deciso di “blindario” con un rinnovo sino al 30 giugno 2022, salvo “chiamate” irrinunciabili, che in estate potrebbero arrivare eccome.
La gavetta
La gavetta, appunto, iniziata come “vice” al Chievo Verona, società nella quale ha militato per otto stagioni da giocatore. Poi le esperienze nelle giovanili di Brescia e Cittadella, con la società veneta che nel 2002 lo promuove alla guida della prima squadra, in serie C1. Dopo tre anni viene chiamato al Brescia, in serie B, portando la squadra in zona playoff sino a quando, incomprensibilmente, viene esonerato per far posto a Zeman, che manca l’obiettivo stagionale. Il suo apprendistato prosegue a Bari, Trieste (due stagioni), Vicenza e Varese (a stagione in corso), con cui sfiora una clamorosa promozione in serie A.
Il suo percorso e i brillanti risultati raggiunti non passano inosservati e nel 2012 arriva la sua “prima” serie A con il Catania: alla guida degli etnei compie un vero e proprio miracolo, raggiungendo quota 56 punti e stabilendo il record della società rossazzurra nella massima serie. Più complicata è l’annata successiva con una società in confusione e quattro cambi in panchina. Nel 2014 approda al Chievo, subentrando a Corini e raggiungendo la salvezza con cinque giornate d’anticipo. Poi le cose vanno ancora meglio con un nono e un quattordicesimo posto mentre la quarta stagione alla guida dei clivensi si chude anzitempo.
Verso il futuro
E poi? Il Cagliari è il presente, ma chi in passato ha lavorato con Maran… beh, lo lancia direttamente nell’Olimpo, “senza passare dal via”.«Maran è mio fratello - così ha detto pochissimi giorni or sono Stefano Marchetti, direttore sportivo del Cittadella, altra società che da diversi anni a questa parte è il perfetto esempio di come, con le persone giuste al posto giusto si possano raggiungere traguardi incredibili -, siamo amici nella vita. Calcisticamente siamo partiti insieme qui a Cittadella e, oltre ad essere un grande amico, conosco quali sono le sue qualità. Credo sia pronto per una grande squadra e sono convinto non fallirebbe. Ha fame, sa farsi voler bene ed è aziendalista. Mi auguro che quello che sta facendo a Cagliari possa farlo in una grande piazza».
Un passo alla volta per chi, come lui, ha sempre saputo ponderare bene ogni decisione e, aspetto questo tutt’altro che margine, farsi voler bene ovunque ha operato. Chiedete a Varese, al Catania all’ambiente Chievo Verona cosa pensano dell’uomo e del tecnico Maran. Saranno solamente belle parole. E in Sardegna? Beh, meglio non farlo: lì stanno sognando. E che nessuno svegli un’intera Isola.