Dal miracolo Südtirol alle giovanili del Parma: storia del trentino Luca Piazzi
Nato in val di Fiemme, patria dello sci, Luca Piazzi si mette in luce nel Latemar prima come calciatore e poi come allenatore. La maturazione in panchina avviene a Mezzocorona. Ma le soddisfazioni più grosse arrivano dalla carriera di dirigente, con il Südtirol e ora nelle giovanili del Parma, dove ha trovato un ambiente ideale
TRENTO. Nonostante sia partito veramente da zero Luca Piazzi è uno dei pochi trentini a poter dire di avercela fatta nel selettivo calcio professionistico italiano.
Proveniente dalla val di Fiemme il 57enne allenatore/dirigente ha preferito il pallone agli sport invernali, che nelle sue zone vanno per la maggiore, partendo dalla terza categoria e arrivando nella plancia di comando del settore giovanile di una società gloriosa come il Parma che momentaneamente si trova in serie B dopo anni nella massima serie. In mezzo giocatore/allenatore al Latemar, due volte tra panchina e scrivania al Mezzocorona intervallato dall’avventura come tecnico del Bolzano, per finire con il Sudtirol con cui Luca in otto anni da direttore sportivo si è fatto conoscere nel calcio che conta tanto da guadagnarsi una prestigiosa chiamata dall’Emilia.
Con la speranza, per non dire quasi certezza, che il meglio debba ancora venire. “Vengo da una famiglia di Castello di Fiemme” - ricorda Luca - “e in casa avevamo un’azienda di trasporti in cui mi occupavo principalmente di logistica. Da noi si praticano e si seguono sport invernali ma in me c’è sempre stata una particolare propensione per il calcio che veniva alimentata ogni estate quando in Val di Fiemme e Fassa venivano in ritiro diverse squadre di serie A. Papà Bruno, che ho perso a 14 anni, mi ha trasmesso questa passione da tifoso del Torino mentre noi fratelli abbiamo sempre avuto un amore viscerale per l’Inter che comunque seguivamo soltanto da lontano attraverso la televisione aspettando soprattutto 90’ minuto la domenica pomeriggio.
Ho giocato da centrocampista centrale o davanti alla difesa con il Latemar prima di diventarne allenatore e vincere tre campionati consecutivi che ci hanno portato dalla terza categoria fino al campionato di Eccellenza, un traguardo mai toccato da una squadra della Val di Fiemme. Oltre a questo ricordo volentieri le amichevoli estive contro squadre di serie A che venivano in ritiro in zona a partire dall’Inter guidata in panchina da Osvaldo Bagnoli nei primi anni Novanta”.
Il percorso vincente del Latemar non passò inosservato fuori dalla valle consentendo di conseguenza a Luca di cominciare veramente una carriera finora ricca di soddisfazioni.
“Il Mezzocorona del presidente Sergio Lechthaler veniva da una sofferta salvezza in Eccellenza e mi diede subito fiducia tanto che mi sento di ringraziarlo pubblicamente perché fu il primo a permettermi di crescere lontano da casa. La promozione in serie D avvenne a stretto giro di posta ma poi preferii andare al Bolzano, con Franco Murano presidente, ma venni esonerato presto tanto che quella rimane l’unica macchia della mia carriera di allenatore. Dopo Bolzano accettai di tornare a Mezzocorona dove peraltro finì la mia carriera di tecnico, senza infamia e senza gloria, per cominciare quella dirigenziale”.
Il passaggio dalla panchina alla scrivania, che spesso rappresenta l’inizio dei problemi per molti addetti ai lavori, significò invece la svolta positiva per Piazzi.
“Nel 2004 abbandonai definitivamente il mestiere di allenatore per diventare direttore sportivo del Mezzocorona. Nella Rotaliana si voleva cambiare il triste andazzo delle squadre trentine di serie D che inesorabilmente ogni anno retrocedevano anzitempo e per far questo cominciammo ad avere più disponibilità da parte dei giocatori scelti i quali erano disponibili a partecipare agli allenamenti pomeridiani. Insomma una parvenza di professionismo che ebbe subito effetti benefici tanto che addirittura ci portò a vincere il campionato con Claudio Rastelli in panchina nella stagione 2006/07. All’inizio in serie C2 fu dura in quanto dovevamo giocare le partite casalinghe al Briamasco di Trento ma alla fine giungemmo quinti e nei successivi playoff perdemmo la finale per salire di categoria, nonostante due pareggi, con il Lumezzane. A Mezzocorona poi rimasi altri due anni conseguendo altrettanti tranquille salvezze”.
Finito l’exploit del Mezzocorona e non pervenuto il Trento in quegli anni il calcio in regione aveva la sua punta di diamante nell’emergente Sudtirol con cui Luca ha proseguito il suo cammino vincente.
“Nel 2009/10 il presidente Walter Baumgartner mi chiamò in Alto Adige e quasi per incanto, con Alfredo Sebastiani in panchina, vincemmo immediatamente il campionato di C2 ma l’anno dopo fu durissima perché ci salvammo soltanto grazie alla squalifica del Ravenna per il calcio scommesse. Nei successivi sei anni di C1 raccogliemmo diverse soddisfazioni con Giovanni Stroppa e Claudio Rastelli in panchina e, a tal proposito, mi sento partecipe anch’io nella realizzazione del miracolo-Sudtirol che sta finalmente raggiungendo la serie B dopo anni di entusiasmante inseguimento. Ormai ci sono tutti i presupposti, dal centro sportivo al restaurato stadio Druso, affinché la mia ex società possa toccare questo traguardo storico per tutta la regione e se la cosa dovesse capitare tra qualche mese sarei una delle persone più felici del mondo”.
Dopo tutti questi anni a raccogliere trofei nelle zone da cui proviene quattro stagioni fa Luca si è messo in gioco lontano dal Trentino Alto Adige.
“Nel 2017 mi chiamò Daniele Faggiano, allora direttore sportivo del Parma, per propormi di guidare il settore giovanile ducale e devo ammettere che la scelta fu semplice perché da una parte volevo lavorare con i ragazzi e dall’altra mi interessava fare un’esperienza lontano da casa. In questo lasso di tempo ho vissuto un’esperienza fantastica nonostante le turbolenze societarie che hanno portato alla terza proprietà in pochi anni. Adesso ci sono gli americani e con loro ho un bellissimo rapporto a cominciare dal presidente Kyle J. Krause anche se il fatto di giocare in serie B non aiuta a crescere come se fossimo nella massima serie. Questo lavoro mi permette anche di viaggiare per studiare i settori giovanili di squadre europee che vanno per la maggiore il che ha indubbiamente contribuito alla mia crescita professionale. Con il Parma ho un contratto fino al 2024 ed in Emilia mi trovo a meraviglia grazie soprattutto alla mentalità dei parmensi ma non nascondo che mi piacerebbe tornare a fare il direttore sportivo in una squadra professionistica per cui in futuro ogni cosa potrà succedere”.
Un punto fermo per Luca, invece, continua ad essere la Val di Fiemme in cui il nostro torna regolarmente tutte le settimane. “Solitamente torno a casa da domenica sera a martedì mattina cercando sempre di cogliere il meglio dalla mia terra. Sia magari andando a sciare come la settimana scorsa ma soprattutto godendomi la famiglia che è formata soltanto da donne a cominciare dalle figlie grandi Jessica e Nicole e finendo con la piccolina Pascale. Nonostante passi il più del tempo in un altro posto con orgoglio mantengo solide radici con il luogo d’origine tornando sempre con grande piacere”.